Il signore della taverna

ITALIA 1940
Un vecchio gentiluomo decaduto trova lavoro come cassiere in un locale malfamato di proprietà di un uomo rude, ma con un gran cuore. Quando il conte viene a sapere che il suo nuovo amico ha una figlia in un collegio svizzero, cerca di farlo interessare alla ragazza e risveglia in lui il senso paterno. Così, poiché la ragazza sta per lasciare il collegio, lo convince a liquidare il locale e a trasferirsi in una bellissima casa, comprata per l'occasione, in un'altra città. I tre si trasferiscono nella nuova casa e la ragazza è finalmente felice. Quando però si fidanza con un ragazzo di buona famiglia, le sue origini e il lavoro di suo padre vengono scoperte e il matrimonio sembra per sempre compromesso. Sarà ancora una volta il conte a sistemare le cose e a rendere possibile la sua felicità futura...
SCHEDA FILM

Regia: Amleto Palermi

Attori: Armando Falconi - Il conte, Giovanni Grasso - Jack, il taverniere, Mariella Lotti - Figlia di Jack, Adriano Rimoldi - Fidanzato della figlia di Jack, Virgilio Riento - Il vicecommissario, Nanda Primavera, Laura Nucci, Erminio Spalla, Cesare Polacco, Giuseppe Condorelli, Nicola Maldacea, Olga Vittoria Gentilli, Luigi Cimara, Licia D'Alba

Soggetto: Amleto Palermi

Sceneggiatura: Tomaso Smith

Fotografia: Otello Martelli

Musiche: Umberto Mancini

Montaggio: Cino Betrone

Scenografia: Alfredo Manzi, Gustavo Abel

Durata: 73

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Produzione: SCALERA FILM

Distribuzione: SCALERA FILM

NOTE
- FOTOGRAFO DI SCENA: GIUSEPPE CARACCIOLO.

-IL FILM E' STATO GIRATO NEGLI STABILIMENTI SCALERA.
CRITICA
"Il soggetto che è di Amleto Palermi, è alquanto farraginoso e convenzionale. La regia non manca di tratti efficaci, ma in qualche scena, come quella della baruffa nella taverna, è di un realismo eccessivo. Moralmente, tutta la parte illustrativa di questo ambiente, per il suo crudo verismo, richiede le più ampie riserve. Il Falconi interpreta magnificamente il vecchio conte decaduto e ha trovato ottimi collaboratori negli altri interpreti (...)". (Giuseppe Molteni, "L'Italia" 11 maggio 1940)