Il servo ungherese

ITALIA 2003
Germania 1944. August Dailermann, maggiore delle SS, viene mandato a dirigere una 'misteriosa' fabbrica del Reich. Insieme alla moglie Franziska si trasferisce a Teufelwald, un posto uggioso e isolato, dove sorge quello che, a insaputa della signora Dailermann, è un campo di sterminio per gli ebrei. La lussuosa residenza a loro destinata ha bisogno di personale di servizio, così arriva in casa Miklòs, un deportato ungherese molto colto, che viene impiegato come domestico. L'uomo risveglia in Franziska l'interesse per le arti e la letteratura e quando lei decide di farsi fare un ritratto, Miklòs, consapevole che potrebbe salvare alcune vite, le consiglia di farsi ritrarre contemporaneamente da sette pittori, scelti tra quelli che la donna pensa siano gli impiegati della fabbrica. Nel frattempo, anche August decide di attingere tra i deportati per formare un'orchestra che possa suonare la musica che lui preferisce. Tutto bene finché Franziska non scopre il vero impiego della fabbrica e August, che ormai ha dei seri ripensamenti sul suo ruolo di 'sterminatore', viene rimpiazzato dal suo giovane attendente, lo spietato Tenente Tross...
SCHEDA FILM

Regia: Giorgio Molteni, Massimo Piesco

Attori: Andrea Renzi - Miklos, Tomas Arana - August Dailermann, Chiara Conti - Franziska Dailermann, Edoardo Sala - Tenente Tross, Milica Djukic - Julianna, Cesare Bocci - Figlio di Dailermann, Elena Paris - Irene Goldstein

Soggetto: Massimo Piesco

Sceneggiatura: Massimo Piesco

Fotografia: Massimo Lupi

Musiche: Davide Liuni

Montaggio: Carlo Fontana

Scenografia: Emita Frigato

Costumi: Bettina Bimbi

Durata: 108

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)

Produzione: FRANCESCO PIERMARINI, MARCO MARIA CAPUTO PER LE GRAND BLEU, I.P.E.

Distribuzione: MEDUSA (2004)

Data uscita: 2004-05-21

NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI.
CRITICA
"Film teatrale (racchiuso nell'abitazione dei coniugi) e pieno di cadute gravi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 giugno 2004)