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Isabelle Huppert madre di famiglia nell'incerta opera prima di Ursula Meier: lei sopravvive, lo spettatore meno

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BELGIO 2007
La tranquilla esistenza di Marthe e Michel, e dei loro tre bambini, sta per essere sconvolta dal completamento dei lavori di costruzione di un'autostrada, che passa proprio accanto alla loro abitazione nel bel mezzo della campagna. Sebbene tentino di fronteggiare il disagio del continuo passaggio di automobili, ben presto tutti i componenti della famiglia cominciano a dare segni di insofferenza e irritabilità, ma il desiderio di rimanere nella loro casa si dimostra più forte di ogni avversità.
SCHEDA FILM

Regia: Ursula Meier

Attori: Isabelle Huppert - Marthe, Olivier Gourmet - Michel, Adelaïde Leroux - Judith, Madeleine Budd - Marion, Kacey Mottet Klein - Julien

Sceneggiatura: Ursula Meier, Antoine Jaccoud, Raphaëlle Valbrune, Gilles Taurand, Alice Winocour - collaborazioene

Fotografia: Agnès Godard

Montaggio: Susanna Rossberg

Scenografia: Ivan Niclass

Costumi: Anna Van Brée

Effetti: Marc Umé

Altri titoli:

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Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: BOX PRODUCTIONS, ARCHIPEL 35, NEED PRODUCTIONS

Distribuzione: TEODORA FILM (2009)

Data uscita: 2009-01-30

TRAILER
CRITICA
"In equilibrio geniale su una follia extra-metropolitana da casello a casello, tra corpo e mente contorta, la fiaba iper-dark si avvia verso un futuro da tregenda con echi grotteschi che rimandano a Godard e all'espressività del nulla, a 'Totò cerca casa' e agli scenari di 'Beep beep e il coyote', mentre la famiglia guarda alla Simenon passare inutili auto. E' una nevrosi on the road, da vedere perché finalmente fuori dai canoni, con un germe d'autentica follia che si specchia in Gourmet e nella sempre eccezionale Huppert." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 30 gennaio 2009)

"Non capita tanto spesso di poter salutare, in un primo film, una rivelazione; ma è il caso di 'Home''della regista franco-svizzera Ursula Meier: strano, coinvolgente oggetto cinematografico che comincia come una cronaca familiare prima di trasformarsi in parabola apocalittica. (...) Ogni film è una questione di 'come'; e Ursula di creatività ne ha da vendere, se è capace di scivolare dall'iperrealismo ad atmosfere malate, alla Haneke, per puro effetto di stile. Qualcosa da ridire solo sull'epilogo, dove la metafora si appesantisce e la catarsi gronda ottimismo della volontà." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 30 gennaio 2009)

"Ammirata la bravura degli interpreti, lo spettatore - che non sia uno psichiatra in cerca di aggiornamenti - si chiederà: ma che cosa me ne importa? Nello spettacolo, infatti, i casi-limite funzionano per una certa durata. Qui invece il crescendo piace troppo al regista. Forse vi esorcizza problemi suoi, e in tal caso ha la nostra solidarietà, ma la terapia non avvenga a danno del pubblico. E anche ammesso che ci sia chi cerca una catarsi in questo modo, perché fargliela sospirare per un'ora e quaranta? L'ora bastava e avanzava." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 30 gennaio 2009)

"Il film tra le mille ispirazioni ha anche il genere americano per eccellenza. Ce la faranno i nostri eroi a non perdere le staffe? Accanto alla Huppert, più potente del solito perché passa dalla gioia alla sofferenza e non, come spesso fa, dalla sofferenza allo stillicidio, troviamo il solito perfetto Oliver Gourmet, padre e marito affettuoso. Se questo è il nuovo cinema europeo siamo a cavallo. Anzi, in una macchina perfetta." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 30 gennaio 2009)