Crazy Joe

ITALIA 1973
Stanco della sua eterna posizione di subalterno malpagato, Joe - un mafioso della "Famiglia" Falco - tenta, spalleggiato da suo fratello Rich, di prendersi una fetta degli "affari" del boss. Sconfitto però, nell'impari lotta, finisce in galera. Mentre Joe sconta la pena, Falco incarica un ex amico del recluso, Vincent Coletti, di uccidere il più astuto e potente dei capifamiglia don Vittorio Santoni. Vincent invece passa dalla parte di costui che lo premia dandogli il "feudo" di Falco. Perduto Rich (suicida perché stanco e malato), Joe riconquista la libertà e, più che mai deciso a farsi strada fra i boss, si allea col negro Willie, un suo ex compagno di prigione. Giudicando nociva per la mafia una iniziativa di Coletti, che vuole, facendo leva sulla loro presunta emarginazione, organizzare la protesta degli italo-americani, don Vittorio fa uccidere l'ambizioso e incauto capofamiglia. Del delitto viene incolpato, senza prove, Joe, che, diventato famoso, decide di approfittarne per dare la scalata al potere di don Vittorio. Una pretesa questa, che sia lui che Willie pagheranno cara.
SCHEDA FILM

Regia: Carlo Lizzani

Attori: Peter Boyle - Joe, Fred Williamson - Rich, Eli Wallach, Charles Cioffi, Fausto Tozzi, Guido Leontini, Rip Torn, Mario Erpichini, Paula Prentiss, Gabriele Torrei, Louis Guss

Soggetto: Nicholas Gage - racconto, Dino Maiuri, Massimo De Rita

Sceneggiatura: Dino Maiuri, Massimo De Rita, Carlo Lizzani, Lewis John Carlino - versione USA

Fotografia: Aldo Tonti

Musiche: Giancarlo Chiaramello

Montaggio: Vanio Amici - assistente

Scenografia: Marina Bruni, Robert Gundlach - versione USA

Costumi: Marina Bruni

Altri titoli:

Jo le feu

Testament in Blei

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: TECHNICOLOR TELECOLOR

Produzione: DINO DE LAURENTIIS PER DINO DE LAURENTIIS INTER.MA.CO. (ROMA), COLUMBIA PICTURES CORPORATION, PERSKY-BRIGHT PRODUCTIONS (NEW YORK)

Distribuzione: CINERIZ

NOTE
- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1992
CRITICA
"Il film nel complesso, pur ricalcando qua e là clichés ormai conosciuti, avvince per la sua forza dinamica e per il suo ampio respiro e porta un tocco pittoresco e spesso inaspettato nel quadro, fatalmente sanguigno, della mafia dei nostri giorni." (Angelo Solmi, "Oggi", 27 febbraio 1974)