Clandestino a Trieste

ITALIA 1951
Durante il bombardamento di Tunisi, un ufficiale dell'aviazione italiana viene fatto prigioniero. Sottrattosi con la fuga alla prigionia, egli vive a Monfalcone, dove lavora, come operaio, nel cantiere, sotto il falso nome di Giulio. Egli è innamorato di Marcella, addetta allo spaccio del cantiere, e questa ricambia il suo affetto. Giulio è ricercato dalla polizia alleata, perché accusato, a torto, d'aver causato l'affondamento d'una nave ospedale. Prima della guerra l'ex ufficiale ha avuto, a Trieste, una relazione, dalla quale è nato un bambino. Giulio, che ha da tempo lasciato l'amante, è molto affezionato al bimbo, che vive con la madre, e si reca spesso a Trieste, per vederlo. La donna è ora l'amante di un sedicente giornalista che in realtà appartiene alla polizia alleata e si vale di questa relazione per identificare e catturare Giulio, che viene sottoposto a processo. Benché innocente, Giulio è esposto al pericolo di essere condannato, non essendo in grado di provare la sua innocenza. Lo salva Marcella: superando ogni difficoltà, essa rintraccia il comandante della nave, che catturò Giulio. La sua deposizione determina l'assoluzione di Giulio, che potrà iniziare con Marcella e il suo bimbo una nuova esistenza.
SCHEDA FILM

Regia: Guido Salvini

Attori: Doris Duranti - Ex amante di Giulio, Jacques Sernas - Giulio, Edda Albertini - Marcella, Carlo D'Angelo, Giovanni Grasso, Massimo Girotti - Il falso giornalista, Gianni Bonagura, Cesare Polacco, Vittorio Sanipoli, Charles Fawcett, Alessandro De Rosa, Gino Scotti, Ettore Gaipa, Vittorio Stagni, Giancarlo Sbragia, Peter Meersmann, Alberto Bonucci, Richard Wadleigh

Soggetto: Camillo Del Signore

Sceneggiatura: Diego Fabbri, Turi Vasile

Fotografia: Vincenzo Seratrice

Musiche: Fiorenzo Carpi

Scenografia: Giorgio Veccia, Uberto Bonetti

Aiuto regia: Lionello Massobrio

Durata: 90

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: racconto di Camillo del Signore

Produzione: ASTOR FILM

Distribuzione: ASTOR FILM - REGIONALE

CRITICA
"Se l'intendimento è buono (...) la realizzazione e il significato delle situazioni umane (...) non possono assumere un valore universale. Soprattutto per la debolezza di una denuncia che non può essere artistica perchè troppo forzata (...). Del resto tutta l'esecuzione di Salvini è incerta e nemmeno rivela una buona padronanza". (G. Gambetti, "Hollywood", n. 358 del 1952)