Children - Ragazzi

The Children

GERMANIA 1990
Martin Boyne è convinto che la sua vita sia ormai trascorsa. L'ultima spiaggia sembra per lui il matrimonio con una sua amica di vecchia data, Rose Sellars, da poco vedova. Durante il viaggio alla volta di Rose, Boyne incontra un gruppo di sette bambini. Quando arriva a Venezia, scopre che sono i figli, figliastri e figli adottivi di una sua vecchia conoscente. L'incontro con quei bambini sconvolgerà la sua vita.
SCHEDA FILM

Regia: Tony Palmer

Attori: Ben Kingsley - Martin Boyne, Kim Novak - Rose Sellars, Siri Neal - Judith, Geraldine Chaplin - Joyce Whearer, Joe Don Baker - Cliffe Wheater, Britt Ekland - Lady Zinnia Wrench, Donald Sinden - Lord Wrench, Karen Black - Sybil Lullmer, Edward Michie - Chippo, Rosemary Leach - Miss Scope, Marie Helvin - Principessa, Eileen Hawkes - Bun, Mark Asquith - Terry, Anouk Fontaine - Blanca, Hermione Eyre - Zinnie, Terence Rigby - Duca di Mendip, Rupert Graves - Gerald Ormerad, Ian Hawkes - Beechy, Robert Stephens - Dobree

Soggetto: Edith Wharton - romanzo

Sceneggiatura: Edward Michie - dialoghi aggiuntivi, Timberlake Wertenbaker

Fotografia: Nicholas D. Knowland

Musiche: Benjamin Britten, Ralph Vaughan Williams, Evelyn Glenny

Montaggio: Tony Palmer

Scenografia: Chris Bradley, Paul Templeton

Costumi: John Hibbs

Altri titoli:

Meine liebe Rose

Durata: 115

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Tratto da: romanzo di Edith Wharton

Produzione: ANDREW MONTGOMERY PER ISOLDE FILM

Distribuzione: ARTIMM

CRITICA
" .... ritorna Kim Novak, la donna che visse due volte, la bionda di Picnic alla quale tutti i ragazzi degli anni Sessanta sognavano di alzare una gonna a corolla e di pizzi su un prato. Nel film 'I ragazzi', diretto dall'inglese Tony Palmer, tratto da un libro di Edith Wharton, grande signora delle lettere americane, vissuta a cavallo del secolo, Kim è una ricca vedova americana che nei primi anni Venti attende nel suo chalet in Svizzera la visita di un affettuoso amico, ingegnere, come lei ultracinquantenne, con il quale potrebbe, forse, iniziare una nuova vita sentimentale." ('Oggi', 15 Giugno 1992)

"I ragazzi, abbandonati a se stessi e ad una governante, sono figure comiche, diaboliche, stereotipate: turbolenti, schietti, avidi, privi di equilibrio, chiassosi. Nonostante ciò l'ingegnere si lega a loro d'un affetto tanto profondo quanto ambiguo. Tra Venezia, Parigi e le Dolomiti svizzere egli diventa ladro di bambini, loro tutore, padre putativo, ma si occupa di loro con preoccupante disinteresse. Questa umanitaria disponibilità nasconde, infatti, solo un'emozione più segreta, qualcosa che la morale corrente non può accettare: l'amore di un uomo maturo nei confronti di una fanciulla. Il sentimento lo porterà prima ad una ossessione erotica simile a quella - ben più tragica - del protagonista mahleriano di 'Morte a Venezia', poi alla rassegnazione e alla disillusione più totali." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 29 Maggio 1992)

"Tutto, nonostante le belle immagini attraversate da colori effusi, è grigio e quasi smorto con il rischio, al momento di concludere, che si scivoli addirittura in un sentimentalismo vicino alla retorica: mentre i ragazzi del titolo, con il loro va e vieni tra gli adulti e la complessità dei loro rapporti familiari (sono tutti fratelli o fratellastri ma figli di padri o di madri diversi), anziché sostenere la storia, finiscono quasi per confonderla con la fatica di seguirne le parentele e i contrasti.
Neanche gli interpreti mi hanno molto convinto: il protagonista è addirittura Ben Kingsley, vuoi però per la regia fragile, vuoi per un personaggio trascritto quasi soltanto in superficie, stenta a proporsi con il talento abituale, arrivando in più momenti, quasi a nasconderlo. L'antica fiamma è una rediviva Kim Novak, da anni assente dallo schermo. Se ci lasciava però il suo ricordo affascinante di ieri, sarebbe stato più gradevole. C'è anche, altrettanto segnata e come spenta, Geraldine Chaplin: quanto alla bambina, la quasi esordiente Siri Neal, con un piccolo passato televisivo, non ha grazie abbastanza né sufficienti ambiguità per giustificare che un uomo le debba la rovina della propria vita. Forse anche per questo i1 dramma vero non si sente." ('Il Tempo', 25 Maggio 1992)