Branchie

ITALIA 1999
Il giovane Marco lavora in un acquario, è malato, ha tre mesi di vita. Dall'India arriva la lettera di una certa signora Margareth: lo invita a raggiungerla, gli offre di costruire un grande acquario sul posto. Livia, la ragazza, dice di non si sentirsi in grado di affrontare il viaggio. Marco arriva in India. Qui incontra quattro ragazzi che formano un gruppo musicale: la banda dell'ascolto profondo. C'è poi anche Maria, che cerca di tenere Marco legato al gruppo. La banda va a suonare a casa dell'americano Ruco. La figlia di questi chiede a Marco di suonare, e poi lo invita a bere un gaspacho. Dentro ci sono alcune droghe, che danno a Marco immediate allucinazioni. Lui ora è in clinica, dove incontra Eugenia, la mamma, ringiovanita. Gli amici aiutano Marco a liberarsi, insieme fuggono, vedono un chirurgo intento a preparare i trapianti di organi, liberano i bambini dalle gabbie, li riportano a casa e tutti fanno festa. Decidono di tornare al laboratorio per catturare il chirurgo. Qui c'è una bomba che poco dopo esplode. Tutto il gruppo ora è sulle ali di una nuvola. Al cimitero Livia si raccoglie di fronte alla tomba di Marco.
SCHEDA FILM

Regia: Francesco Ranieri Martinotti

Attori: Gianluca Grignani - Marco, Enzo Limardi, Malavika Singh, Christopher Buchholz, Tomas Arana, Andrea Bove, Paola Quattrini - Eugenia, mamma di Marco, Valentina Cervi - Maria/Livia, Gianluca Gobbi

Soggetto: Niccolò Ammaniti - romanzo

Fotografia: Marco Cristiani

Musiche: Andrea Rocca

Montaggio: Mauro Bonanni

Scenografia: Massimo Maccari, Francesco Ranieri Martinotti

Effetti: Stefano Marinoni

Durata: 105

Colore: C

Genere: AVVENTURA

Tratto da: romanzo "Branchie" di Niccolò Ammaniti

Produzione: LAURENTINA GUIDOTTI PER ITERFILM E ALIAFILM

Distribuzione: CECCHI GORI (1999)

CRITICA
"Indeciso tra allucinazione onirica e frenesia da videoclip, il film di Ranieri Martinotti si offre indigesto al suo pubblico, cadendo spesso nel ridicolo di una messa in scena confusa e balbettante.E il botteghino ha risposto picche. A ragione". (Mario Calderale, 'Segnocinema', settembre 2000)

"Di una futilità desolante, anche se è meno rancido di un altro cinema italiano ggiovane (con due g) visto di recente, e il cantante protagonista, dallo sguardo giustamente ittico, in qualche modo se la cava". (Alberto Pezzotta, 'ViviMilano')