Ballkan Bazar

3/5
Macabro e grottesco si fondono nella prima coproduzione italo-albanese: da vedere in versione originale

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ITALIA 2011
Julie, una bella donna francese sui 40 anni, dopo il divorzio dal marito italiano, decide di tornare a vivere in Francia. Decide di portare con sé anche le spoglie del padre, un ex ufficiale morto e seppellito alcuni anni prima in Italia. Ma la bara viene spedita per sbaglio in Albania. Il contrasto tra il mondo ancora arcaico degli abitanti del luogo e quello moderno di Julie genera frizioni drammatiche e, al tempo stesso, comiche/grottesche. Complice anche l'amore, i due mondi si contamineranno.
SCHEDA FILM

Regia: Edmond Budina

Attori: Catherine Wilkening - Jolie, Veronica Gentili - Orsola, Visar Vishka - Genti, Erand Sojli - Miri, Edmond Budina - Pastore, Artan Islami - Adi, Luca Lionello - Maercello, Valentina Xhezo - Moglie del pastore, Hajrie Rondo - Madre di Adi, Karafil Shena - Dionisio, Laert Vasili - Ilia, Nikolla Llambro - Qazim, Vasil Cuklla - Stavros, Viktor Caro - Uomo coi baffi, Liliana Ristani - Moglie di Dioniso, Marco Bitraku - Nazif

Sceneggiatura: Edmond Budina

Fotografia: Daniele Baldacci

Musiche: Admir Shkurtaj

Montaggio: Marzia Mette

Arredamento: Shpetim Baca

Costumi: Stela Laknori

Altri titoli:

Ballkan Pazar

Durata: 91

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: ERAFILM, MEDIAPLEX

Distribuzione: MEDIAPLEX

Data uscita: 2011-07-15

TRAILER
NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL SUPPORTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI (MIBAC).
CRITICA
"Prima coproduzione italo-albanese, 'Ballkan Bazar' è diretto dal regista-operaio Edmond Budina, che vive di caldaie a gas a Bassano del Grappa e qui si ritaglia il ruolo del controverso prete ortodosso del villaggio: dietro la camera, viceversa, privilegia il balletto antropologico tra opportunismo e ipocrisia, distende il sorriso per stemperare l'annoso conflitto greco-albanese e abbraccia l'onirismo per elevare la posta in gioco dalle solite radici. Un Bazar artigianale, a tratti confuso e comunque tenero: si briga, si intriga e si ama (...), soprattutto, si cerca di non annoiare lo spettatore. D'altronde, nemmeno i morti possono stare tranquilli." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 7 luglio 2011)

"Bulina è un regista albanese con un bel film d'esordio, 'Lettere al vento'. La sua vicenda è degna di un film: ha partecipato alla costruzione della nuova Albania, poi in Italia ha lavorato come operaio e ha cercato di fare cinema. Più leggera la sua seconda opera, ma non meno ispirata." (Dario Zonta, 'L'Unità', 8 luglio 2011)

"Il titolo lo dice con chiarezza: questo è un film bazar. Niente a che vedere con i film-boutique dove si smerciano le griffe del cinema d'autore. Ma niente a che vedere neanche con gli showroom hi-tech dove si celebrano le mirabilia della tecnologia cinematografica nell'era del digitale e del 3D. In un bazar bisogna accettare di frugare tra le cianfrusaglie. (...) Quello di Edmond Budina, tra l'altro, non è un bazar qualsiasi: il titolo stesso lo definisce 'ballkan'. Cioè un po' balcanico e un poco ballerino. E un bazar balcanico non può che essere chiassoso, un po' cialtrone, molto fisico, tendenzialmente simpatico così come potenzialmente truffaldino. Che sono poi esattamente le qualità del film intitolato 'Ballkan Bazar' dove si trovano (e si vendono), le une accanto alle altre, mutande e bandiere, maschere e menzogne, ossa e identità. Il tutto al ritmo 'ballerino' - appunto - di una marcetta ariosa che fa venire in mente la banda di paese di qualche sperduto villaggio fra la Macedonia e l'Epiro. Il regista Edmond Budina - origine albanese, in Italia dal 1992, un'opera prima realizzata nel 2003 e intitolata 'Lettere al vento' - nella vita fa l'operaio. E si vede subito che 'Ballkan Bazar' è un film fatto sapientemente con le mani, lontano anni luce dagli astratti furori di tanto cinema realizzato da registi professionisti. Budina non è un professionista. È un dilettante nel senso nobile del termine: un amateur, uno che si diletta a fare cinema. Uno che si diverte. E che divertendosi riesce anche ad assestare alcuni fendenti politicamente scorretti ad alcuni dei più radicati miti ideologici del nostro tempo. 'Ballkan Bazar' è infatti un film contro il mito della superiorità etnica e culturale, contro l'idolatria delle radici, contro il culto dei sepolcri e la venerazione delle ossa dei morti. (...) Un consiglio: se potete, vedete Ballkan Bazar nella versione originale. C'è un melting pot di lingue, in cui si mescolano e si scontrano albanese, francese, italiano, inglese e greco che crea giochi di parole continui e divertenti malintesi. Nel doppiaggio tutto ciò va in buona parte perso per adeguare il film a un cavillo burocratico: per ottenere il contributo dal Ministero dei Beni culturali (è una co-produzione italo-albanese), doveva essere interamente doppiato in italiano. Misteri di ministeri." (Gianni Canova, 'Il Fatto Quotidiano', 15 luglio 2011)

"Albania del sud o Epiro del nord? In ogni caso proprio qui si svolge il conflitto di 'Ballkan Bazar', ballata balcanica. Potrebbe sembrare una commedia dell'assurdo, come ci ha mostrato il cinema albanese in altre occasioni, un assurdo perfino comico, a considerare le cose da lontano, come in Slogans di Gjergj Xhuvani (...). Così il commercio delle ossa e i litigi che ne derivano nel film di Budina hanno un che di macabro e umoristico, soprattutto se conditi dalle considerazioni vivaci di due popoli in conflitto secolare come gli albanesi e i greci che convivono nel villaggio. (...) L'intrico linguistico, tra albanese, greco, italiano e francese, non è solo questione di confine (per un soldato balcanico, si dice, la sua patria è dove sono sepolte le sue ossa) è anche lo specchio dell'emigrazione che ha investito il paese e il regista in prima persona quando nel '91 arrivò in Italia con la famiglia dove lavora tuttora come assemblatore di turbine presso una fabbrica di Bassano del Grappa (e già che c'era come manovale per Ipotesi cinema di Ermanno Olmi). Ma in Albania aveva già interpretato film dal '78 ed ha esordito come regista quando era già in Italia con 'Lettere al vento'. Racconto lineare, ma ricco di riferimenti nel suo voler disegnare un microcosmo che allarga l'attenzione dai peccatucci paesani ai conflitti insanabili che hanno insanguinato i balcani. Commedia albanese di confine, dove di vendono e si comprano le spoglie dei cari estinti." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 15 luglio 2011)

"Liberatasi dal giogo della Turchia, l'Albania si era appena costituita come stato indipendente e subito la popolazione greca ai confini meridionali era insorta proclamando l'Epiro del Nord repubblica autonoma. Sono trascorsi quasi cento anni da allora (correva il 1913), ma la situazione nella zona deve essere rimasta frizzantina: almeno a giudicare da 'Ballkan Bazar', dove vediamo gli abitanti di un borgo sulla frontiera greco-albanese giocare una guerra basata sul commercio clandestino di defunti. (...) E' divertente lo spunto della commedia di Edmund Budina, regista di Tirana da tempo in Italia, ma i personaggi delle due straniere capitate per caso restano pretestuosi; mentre il teatrino locale, pur disegnato in maniera più succosa, difetta della trascinante vitalità dei migliori film balcanici." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 15 luglio 2011)

"Spiacerà a chi s'aspettava un film importante e soprattutto profondo da Budina, regista di gran nome in Albania e oggi operaio a Bassano del Grappa. L'inazione fa brutti scherzi. Si rischia di arare in un campo già trebbiato da altri." (Giorgio Carbone, 'Libero', 15 luglio 2011)