À l'origine

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Truffa autostradale per il francese Xavier Giannoli, che corre in Concorso: emozioni fuori giri e stile ingolfato

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FRANCIA 2009
Un piccolo truffatore che è riuscito a farsi assegnare la direzione di un cantiere autostradale senza averne diritto inizia a frequentare una donna, sindaco di una cittadina attraversata dal tratto di autostrada, che metterà completamente in discussione il suo sistema di vita e tutto quello in cui ha creduto finora.
SCHEDA FILM

Regia: Xavier Giannoli

Attori: François Cluzet - Philippe Miller, Emmanuelle Devos - Stéphane, Gérard Depardieu - Abel, Vincent Rottiers - Nicolas, Stéphanie Sokolinski - Monika, Brice Fournier - Louis, Roch Leibovici

Sceneggiatura: Xavier Giannoli

Fotografia: Glynn Speeckaert

Musiche: Cliff Martinez

Montaggio: Célia Lafitedupont

Scenografia: François-Renaud Labarthe

Arredamento: David Edouard

Costumi: Nathalie Benros

Altri titoli:

In the Beginning

Durata: 155

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: EUROPA CORP., RECTANGLE PRODUCTIONS

NOTE
- IN CONCORSO AL 62. FESTIVAL DI CANNES (2009).
CRITICA
"'A l' origine' ('In principio') di Xavier Giannoli (...) racconta la storia vera di un imbroglione (l'ottimo François Cluzet) che finisce contagiato dalle aspettative di tutta una città in attesa di risollevarsi dalla crisi grazie alla ripresa dei lavori pubblici per un'autostrada. E che diventerà, per merito anche alle proprie qualità truffaldine, «l'uomo della provvidenza» capace di riportare la prosperità economica." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2009)

"Di sicuro 'A l'origine', ispirato a un fatto realmente accaduto e interpretato da un sommesso, toccante François Cluzet (accanto a lui Emmanuelle Devos, indovinata come sempre, e Gérard Derpardieu nel piccolo ruolo di un losco trafficante), ha impressionato favorevolmente la platea dei critici, che gli hanno tributato un lungo applauso. Storia di fiducia, speranza e disoccupazione, un realismo che può ricordare il cinema sociale dei Dardenne, la desolazione della provincia flagellata da pioggia e mancanza di lavoro, un uomo da poco che scopre valori importanti: il film è tutto questo e, detto in due parole, racconta la storia di un truffatore di mezza tacca che costruisce un'autostrada." (Gloria Satta, 'Il Messaggero', 22 maggio 2009)

"'A l'origine' ('All'inizio') è firmato dal giovane Xavier Giannoli, lo stesso che tre anni fa si affacciò sul concorso di Cannes con il delizioso musicarello 'Quand j'etais chanteur' forte della magnifica interpretazione di Gerard Depardieu. Quest'anno il racconto si fa ancor più sentimentale, con la storia d'amore e menzogne del protagonista, un truffatore di mezza tacca che si finge ingegnere e si impossessa del cantiere di un'autostrada. Il gioco resta in piedi fino a quando l'uomo non incontra una donna, l'amore, e il bisogno di essere sincero, soprattutto con se stesso. Amato dai francesi, meno dagli osservatori stranieri, 'A l'origine' deve comunque fare i conti con gli altri due titoli nazionali: ovvero con il bellissimo 'Il profeta' di Jacques Audiard (al momento, ancora il favorito da molti per la Palma d'oro) e l'assai meno minaccioso 'Les Herbes Folles' di Alain Resnais." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 22 maggio 2009)

"'A l'origine' si accoda, con personalità, alla linea del realismo concreto dei Dardenne, con un'attenzione alla fragilità e alla solitudine di personaggi sfortunati e simulatori che ricorda Cantet, qui anche per l'analogia al tema identità-lavoro di 'A tempo pieno'." (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 22 maggio 2009)

"'A l'origine' si svolge nella stessa zona del passo di Calais già messa in commedia da 'Giù al nord', e come 'Un profeta' racconta una storia di illegalità. In modo speculare: Audiard usa la ragione come microcosmo della società, Giannoli dimostra come le astuzie di un piccolo imbroglione possano far funzionare il capitalismo e il mercato del lavoro in maniera assai più fluida di quanto non accada rispettando le regole." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 22 maggio 2009)

"La cinepresa sta addosso ai personaggi (un po' come nel cinema dei fratelli Dardenne); ma Giannoli supera anche questo, realizzando alcune sequenze "epiche" di bulldozer a grandi macchine al lavoro come non se ne vedevano da tempo. Se risentiremo parlare del film la sera dei palmarès, non ce ne meraviglieremo affatto." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 maggio 2009)