100 metri dal Paradiso

3/5
La Nazionale del Vaticano alle Olimpiadi 2012: scherzo da preti? No, riuscita commedia

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ITALIA 2012
La folle impresa di Monsignor Angelo Paolini - spirito illuminato, profondamente convinto che la Chiesa debba 'aggiornare' il suo linguaggio per poter continuare a testimoniare la parola di Dio al mondo - e del suo amico d'infanzia Mario Guarrazzi, un ex campione di atletica che nella vita ha ottenuto tanti successi tranne la vittoria alle Olimpiadi e per questo cerca riscatto attraverso il figlio Tommaso. Per ragioni diverse e con mille difficoltà, i due decidono di mettere in piedi una Nazionale Olimpica del Vaticano per partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012...
SCHEDA FILM

Regia: Raffaele Verzillo

Attori: Domenico Fortunato - Monsignor Angelo Paolini, Jordi Mollà - Mario Guarrazzi, Giulia Bevilaqua - Marcella, Giorgio Colangeli - Ottavio, Lorenzo Richelmy - Tommaso, Ralph Palka - Sua Eminenza Higgins, Angelo Orlando - Liborio, Luis Molteni - Montolina, Arianna Bergamaschi - Stella, Milena Miconi - Daniela Guarrazzi, Enzo Garinei - Padre Livio, Gennaro Silvestro - Padre Rocco, Chiara Rosa - Suor Adele, Emmanuel Dabone - Humba (Orzowei, Humberto Josè Glaffo Miranda - Padre Phelipe Morales, Christoph Raaber - Padre Thorwald, Lukas Lanthaler - Karl Junger, Joel Bakary Sy - Milo, Ilaria De Laurentiis - Livia, Mariano Rigillo - Card. Rosati

Soggetto: Pier Francesco Corona, Raffaele Verzillo

Sceneggiatura: Pier Francesco Corona, Salvatore De Mola, Raffaele Verzillo

Fotografia: Blasco Giurato

Musiche: Stefano Mainetti

Montaggio: Valentina Mariani

Scenografia: Sergio Tribastone

Costumi: Claudio Cordaro

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SUPER 35 MM

Produzione: SCRIPTA SRL, RAI CINEMA

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION

Data uscita: 2012-05-11

TRAILER
NOTE
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2012 PER IL MIGLIOR SOGGETTO.
CRITICA
"Una favola gentile conclusa immaginando che il prossimo luglio, alle Olimpiadi di Londra, possa concorrere anche una squadra del Vaticano con preti e suore molto dotati nelle varie discipline sportive. Ce la racconta un regista non molto noto, Raffaele Verzillo, che dopo aver esordito anni fa con un film drammatico, 'Animanera', si è poi dedicato soprattutto al comico in televisione prendendo parte a vario titolo a parecchie serie, dal 'Medico in famiglia', a 'La famiglia Benincasa', a 'Incantesimo' 9 e 10. (...) Una favola, appunto, ma congegnata bene, sempre rispettando la singolarità dei temi, disegnando i personaggi con un garbo che, spesso, non disdegna l'umorismo e procedendo via via verso il finale con logiche plausibili e con ritmi agili pronti a convincere. Fra gli interpreti, Domenico Fortunato, l'intraprendente monsignore, Lardi Mollà, il padre in ambasce, e Giorgio Colangeli, un divertente allenatore." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 11 maggio 2012)

"(...) bisogna ammettere che '100 metri dal paradiso' è un film simpatico, anche se più prossimo a una sitcom che al cinema e penalizzato dalla recitazione un po' dilettantesca di alcuni degli interpreti. Che si nota tanto più perché, in secondi ruoli, ci sono attori di esperienza come Mariano Rigillo e Giorgio Colangeli." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 11 maggio 2012)

"Per avere successo bisogna parlare male del Vaticano. Sembra infatti assodato che per ottenere un riscontro di pubblico in un'opera di fantasia - ma anche nei media - non si possa trattare delle cose d'Oltretevere senza dover tirare in ballo oscuri misteri, trame sotterranee, segreti inenarrabili. Senza, insomma, dover ricorrere allo scandalo, al pruriginoso, o comunque all'ipotesi sensazionalistica. Eppure è possibile trattare l'argomento con un altro sguardo, libero da preconcetti, da strumentali stereotipi, da volontà denigratoria a tutti i costi, e cogliere comunque nel segno: ovvero attirare l'attenzione dello spettatore e divertirlo senza ferire alcuna sensibilità. Lo dimostra '100 metri dal Paradiso' che infatti parla del Vaticano in modo leggero, senza rinunciare al gusto della battuta salace al limite del dissacrante, ma sempre con rispetto. Dunque niente codici antichi, niente angeli e demoni (peraltro avvincenti), niente missioni impossibili all'ombra del Cupolone, ma nemmeno torbide manovre di palazzo che tanto piacciono ai giornali, ma solo una trovata tanto improbabile quanto irresistibile: un monsignore che vuole portare una squadra con i colori vaticani nientemeno che alle olimpiadi di Londra. Altro che Clericus Cup. Tra improbabili ambientazioni e l'immancabile presenza di Guardie Svizzere disseminate senza risparmio un po' dovunque - ma che fanno tanto Vaticano - la commedia di Raffaele Verzillo è così ingenuamente inverosimile da potersi permettere di inventare senza apparire irritante o irriverente. Anzi, preso atto dell'idea fantasiosa che lo ispira e delle semplificazioni che ne derivano, il film riesce ad apparire persino verosimile in alcuni aspetti, nonostante qualche benevola caricatura, che tuttavia non guasta. Ed è credibile, malgrado la mancanza di approfondimenti psicologici, soprattutto in alcuni personaggi. Come monsignor Angelo Paolini - dove è adombrato un immaginario segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - che non è presentato nei panni del carrierista di curia nonostante il ruolo, ma come un prete normale, umanissimo, che vuole soltanto svecchiare il modo in cui la Chiesa entra in rapporto con il mondo, soprattutto con i giovani. E che prende troppo alla lettera l'indicazione di un superiore a non arrendersi di fronte a una difficoltà apparentemente insormontabile, creando qualche imbarazzo. Un peccato veniale per un fine più alto: attirare attraverso lo sport l'attenzione del mondo sul Vaticano, anzi sulla Chiesa e sul suo messaggio, per trarne non tanto un beneficio d'immagine quanto un ritorno in termini di solidarietà concreta. Ma c'è anche padre Rocco, parroco di strada come si definisce egli stesso, che prima di diventare sacerdote era un campione di scherma, e che oggi apre la sua chiesa anche di notte ai ragazzi del quartiere di Napoli in cui opera per tenerli insieme, per allontanarli da alcol, droga e criminalità. E non mancano i missionari, impegnati nel mondo a portare Dio agli uomini, insieme agli aiuti di una Chiesa vicina e sollecita verso chi è nel bisogno. Una Chiesa che sta in mezzo alla gente, che si sporca le mani. Il film '100 metri dal Paradiso' riesce insomma a parlare, sorridendo con levità, di buoni sentimenti, di riscatto, speranza, vocazione. E di Vaticano, con ironica simpatia." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 10 maggio 2012)

"'Il film 100 metri dal Paradiso' di Raffaele Verzillo è un ottimo esempio di come le pretese alla base di un'opera possano modificare l'impressione che questa suscita nello spettatore, e di conseguenza il giudizio che si merita. Qui non si intravedono altre mire che quella di divertire, mantenendosi dunque ben lontani da aspirazioni artistiche, che peraltro il regista - già autore del cupissimo 'Animanera' (2008) - poteva legittimamente nutrire, e che invece preferisce in questo caso accantonare per mettersi al servizio di una storia semplice ma efficace. Ciò che colpisce maggiormente è la misura e l'equilibrio che la sceneggiatura esibisce senza forzature. I personaggi dei religiosi non fanno mai sentire il peso o la severità dell'abito talare, ma allo stesso tempo elementi apparentemente irriverenti, che altrove avrebbero fatto scivolare facilmente alcune gag nel cattivo gusto, qui si inseriscono in maniera nient'affatto fuori luogo, grazie a una mano sempre molto leggera e sensibile. Anzi, proprio l'ampio armamentario di gadget kitsch di cui padre Paolini si circonda in casa e in ufficio - penne a forma di figure ecclesiastiche, pupazzi semoventi di Giovanni Paolo II, un telefono palmare che suona l''Ave Maria' in versione rock e hip-hop - risulta uno degli aspetti più caratteristici e divertenti di un personaggio che meriterebbe un futuro. E particolarmente azzeccato è l'omaggio a 'The Blues Brothers', visto che Paolini per mettere su la sua squadra fa una disperata opera di proselitismo come i protagonisti del capolavoro di Landis. In una storia che non fa certo della verosimiglianza il suo obiettivo primario, infine, la dialettica interna alla Chiesa fra posizioni conservatrici e progressiste in materia di comunicazione è invece rappresentata in maniera credibile, ancorché inevitabilmente succinta. I trascorsi televisivi di Verzillo - 'Un medico in famiglia', 'Incantesimo' - si fanno sentire nella confezione complessiva, qua e là un po' affrettata e piatta, e la produzione fatta di pochi mezzi rischia di rimanere inesorabilmente schiacciata quando dal campetto sotto il Cupolone si passa agli stadi olimpici. Ma si tratta di limiti di un cinema consapevolmente alla buona, un po' da oratorio, in fin dei conti perfettamente in linea con lo spirito della storia che intende raccontare. Il ritmo, poi, soprattutto all'inizio, non è proprio levigato, ma a ciò sopperisce una squadra di attori davvero in gran forma. Lo spagnolo Mollà ha un'aria ironicamente fané adatta al personaggio, Colangeli, finalmente in una parte da bonaccione dopo tanti ruoli drammatici o da cattivo, fa ridere appena apre bocca, la Bevilacqua si dimostra come al solito pronta e meritevole di maggiore considerazione da parte del grande schermo. Infine Fortunato, notato già in film importanti ma senza la dovuta attenzione, è una rivelazione. Una volta cercata la partecipazione del pubblico, semmai, si poteva osare di più, e rimpinguare il film di un'altra ventina di minuti, approfondendo magari il rapporto fra l'ex atleta e suo figlio, o rendendo un po' più articolata una storia d'amore appena accennata. Ma possono essere sempre spunti da sviluppare in un auspicabile sequel post-olimpionico." (Emilio Ranzato, 'L'Osservatore Romano', 10 maggio 2012)