STOP A GREENWICH VILLAGE

NEXT STOP, GREENWICH VILLAGE

USA 1976
Figlio di ebrei polacchi, il ventiquattrenne Larry Lapinski, che vuol fare l'attore, lascia i genitori - la madre, soprattutto, possessiva e opprimente - e si trasferisce da Brooklin al Greenwich Village, il quartiere newyorkese degli artisti, dove già frequenta una scuola di recitazione, ed ha una ragazza, Sarah. Trovato un impiego come commesso in una sorta di ristorante per vegetariani, Larry si lega, nel tempo libero, a un pittoresco gruppo di amici: il nero Bernstein Chandler, omosessuale; Anita Cunningham, che ha manie suicide; il giovane commediografo Robert Fuller; e Connie, che gli vuole segretamente bene, pur frequentando Robert. Tra una visita e l'altra della madre, che si ostina a trattarlo come un bambino, gli capitano varie disavventure: l'aborto di Sarah; la morte di Anita; l'improvvisa decisione di Sarah, che l'ha tradito con Robert, di piantarlo per andarsene in Messico con Connie e Bernstein. A fargli superare il dolore provocatogli dalla ragazza, gli giunge una telefonata da Hollywood: trovata finalmente la sua strada, Larry accetta sorridendo la torta che gli ha preparato sua madre.
SCHEDA FILM

Regia: Paul Mazursky

Attori: Lenny Baker - Larry Lapinsky, Shelley Winters - Fay Lapinsky, Ellen Greene - Sarah, Lois Smith - Anita, Christopher Walken - Robert, Dori Brenner - Connie, Antonio Fargas - Bernstein, Lou Jacobi - Herb, Mike Kellin - Ben Lapinsky, Michael Egan - Herbert, Jeff Goldblum - Clyde Baxter, Rochelle Oliver - Dottore, Bill Murray - Nick Kessler, Vincent Schiavelli - Uomo Al Party

Soggetto: Paul Mazursky

Sceneggiatura: Paul Mazursky

Fotografia: Arthur J. Ornitz

Musiche: Bill Conti

Montaggio: Richard Halsey

Scenografia: Philip Rosenberg

Costumi: Albert Wolsky

Durata: 112

Colore: C

Genere: GROTTESCO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM, PANAVISION, DELUXE

Produzione: PAUL MAZURSKY E TONY RAY PER 20TH CENTURY FOX

Distribuzione: FOX

NOTE
- GLI ATTORI BILL MURRAY E VINCENT SCHIAVELLI NON SONO ACCREDITATI NEI TITOLI.
CRITICA
"E' un film autobiografico, nel quale il regista rievoca il periodo bohèmien della sua vita. Ambientato nel Greenwich Village, il quartiere newyorkese divenuto celebre negli anni cinquanta per la pittoresca fauna giovanile e artistica che vi abitava, esso consiste soprattutto nel ritratto di alcuni giovani alle prese con la vita. C'è chi, come Sarah, ha paura del matrimonio e della maternità, e chi, come Robert, cela la propria angoscia dietro una maschera di cinismo. C'è chi come Bernstein, sente tutto il peso della propria emarginazione, e se ne dispera, e chi, come Anita, si sottrae alla solitudine uccidendosi. C'è chi, infine, non sa con certezza in che cosa credere e che cosa volere, e chi, come il protagonista, sa liberarsi senza drammi da una madre troppo possessiva, non si lascia abbattere dalle proprie sventure sentimentali, conserva in ogni circostanza un provvidenziale 'sense of humour', persegue con sicurezza i propri scopi." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 81, 1976)