SERENATA AMARA
ITALIA - 1952

Mario e Fabrizio, legati da fraterna amicizia, praticano entrambi con successo la boxe. Fabrizio è campione regionale; Mario ha delle ottime qualità, ma trascura l'allenamento, distratto com'è dalla passione del canto. I due amici hanno molta simpatia per Anna Maria, la sorellastra di Peppe, il direttore della palestra e del locale notturno, dove canta Mario, più intraprendente, desta l'interesse della ragazza. Accade che Peppe, alle prese con un creditore impaziente, vorrebbe trar partito dalle attrattive femminili d'Anna Maria per placarlo. La ragazza si ribella e si salva per l'intervento di Fabrizio, che domanda di sposarla e l'ospita nella casa paterna. Questi fatti vengono a turbare l'armonioso accordo dei due amici e il losco Peppe ne approfitta per incitare Mario a sfidare l'amico ad un incontro di boxe. Fabrizio accetto a malincuore, benché si tenga sicuro della vittoria. Pochi giorni prima dell'incontro, Peppe, avendolo fatto visitare dal medico, apprende che Fabrizio ha delle gravi lesioni e non dovrebbe battersi. Non volendo rinunciare ai guadagni sicuri, derivanti dall'incontro, Peppe, non avverte Fabrizio, che viene battuto ed in seguito allo strapazzo muore. Mario, conosciuta la verità, fa appena in tempo a domandar perdono a Fabrizio, che prima di morire esorta lui ed Anna a sposarsi ed a volersi bene.
- Regia:
- Attori: - Beniamino, - Maria, , , , , - Radiologo, - Patrigno Di Anna Maria, - Bice, - Il Commendatore, - Maestro Marconi, , - Carlo, - Anna Maria, - Massimo, - Angela, - Beppe, - Fabrizio, - Mario, - Sora Marianna
- Soggetto: Celso Maria Garatti, Fulvio Palmieri
- Sceneggiatura: Luigi Emmanuele, Crescenzio Benelli, Fulvio Palmieri, Celso Maria Garatti, Giuseppe Zucca
- Fotografia: Renato Del Frate
- Musiche: Gino Filippini
- Scenografia: Peppino Piccolo
- Durata: 88'
- Genere: DRAMMATICO
- Produzione: OTELLO COLANGELI PER CINEMONTAGGIO - ZEUS FILM
- Distribuzione: ZEUS FILM
NOTE
HANNO PARTECIPATO I PUGILI: A. NUVOLONI, G. MANCA, E. PEIRE, P. ROSSI, E. BEVILACQUA, A. DIORI.
CRITICA
"Ecco ancora un film del quale non si può nè si deve avere pietà. Oltre tutto qui ogni cosa è volgare, triviale: un linguaggio romanesco impossibile, inframmezzato da milanese, siciliano, napolitano. L'interpretazione è un vero pianto da parte di tutti. La colonna sonora, che qualche pregio poteva avere , è insopportabile a causa del canto posto senza criterio e senza logica". (E. Fecchi, "Intermezzo", n. 4 del 28/2/1953).