La giuria

Runaway Jury

Buon adattamento dal romanzo di Grisham. Con finale a sorpresa e una marcia in più: Dustin Hoffman e Gene Hackman

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USA 2003
Nicholas Easter, ex studente di legge, vuole ad ogni costo far parte della giuria che deve emettere il verdetto in un processo contro uno dei più importanti fabbricanti d'armi. Una volta entrato a far parte della giuria cercherà di far amicizia con tutti gli altri giurati. Ma perché fa questo? C'è forse qualcosa nel suo passato che lo costringe a comportarsi così?
SCHEDA FILM

Regia: Gary Fleder

Attori: John Cusack - Nicholas Easter/Jeff Kerr, Gene Hackman - Rankin Fitch, Dustin Hoffman - Wendell Rohr, Rachel Weisz - Marlee/Claire/Gabrielle, Jennifer Beals - Vanessa Lembeck, Jeremy Piven - Lawrence Green, Cliff Curtis - Frank Herrera, Bruce McGill - Giudice Harkin, Nick Searcy - Doyle, Bruce Davison - Durwood Cable, Gerry Bamman - Herman Grimes, Nestor Serrano - Janovich, Leland Orser - Lamb, Joanna Going - Celeste Wood, Bill Nunn - Lonnie Shaver, Juanita Jennings - Loreen Duke, Marguerite Moreau - Amanda Monroe, Nora Dunn - Stella Hulic, Guy Torry - Eddie Weese, Rusty Schwimmer - Millie Dupree, Margo Moorer - Kaufman, Stanley Anderson - Henry Jankle

Soggetto: John Grisham

Sceneggiatura: David Levien, Rick Cleveland, Matthew Chapman, Brian Koppelman

Fotografia: Robert Elswit

Musiche: Steve Weisberg, Christopher Young

Montaggio: William Steinkamp

Scenografia: Nelson Coates

Costumi: Abigail Murray

Effetti: Mark Spatny

Durata: 127

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO

Tratto da: romanzo "Runaway Jury" (1996) di John Grisham, ("La giuria", Mondadori, 1996)

Produzione: NEW REGENCY PICYURES

Distribuzione: 20TH CENTURY FOX (2004)

Data uscita: 2004-01-30

CRITICA
"Passando dalla pagina allo schermo, 'La giuria' di John Grisham cambia villain: sotto accusa non sono più le sigarette ma le armi da fuoco. Ovvero la loro libera circolazione negli Usa, causa determinante delle 30.000 persone uccise ogni anno dalle pallottole nel Grande Paese. Anche questo non è un tema nuovo se l'anno scorso Michael Moore vinse l'Oscar con lo schieratissimo 'Bowling a Columbine'. Ma mentre Moore combatteva la passione nazionale per le armi combinando satira e inchiesta, Gary Fleder ne 'La giuria' usa i modi più spettacolari ma meno nuovi del legal-thriller. Prendendo di mira oltre alle armi il funzionamento delle giurie popolari americane. Popolari ma anche manipolate da chi ne ha i mezzi per pilotarne il verdetto. Tanto che vi sarebbero veri e propri specialisti di questo sporco lavoro, pronti a tutto per blandire, intimidire e magari ricattare i giurati sezionandone vita, gusti e interessi. (...) Più che nel plot , telefonato, o nel ritmo vorticoso, i pregi del film vanno cercati nelle interpretazioni. E in certi dettagli che lasciano il segno. Come lo spot per il mitra 'anti-impronte digitali'. O l'industria che anziché indagare sul cliente che mese dopo mese compra decine di armi dello stesso modello, paga un viaggio premio all'armaiolo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 gennaio 2004)

"Sfrondiamo pure ciò che va ascritto alle esuberanze romanzesche tipiche di ogni legal-thriller e riconosciamo nel contesto elementi comuni a ogni latitudine, inclusi i nostri palazzi di giustizia. All'inizio lo stile della regia appare pasticciato, poi lo spettacolo si fa avvincente. Resta la curiosità di sapere perché il cinema ha cambiato i "cattivi" da venditori di fumo a mercanti d' armi. Sarà perché morire in una strage fa più spettacolo che spegnersi in ospedale? O sarà perché la corporazione del tabacco è più intoccabile di quella dell' arma letale? (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 31 gennaio 2004)

"Un legal thriller per star, adattato con qualche variante dal romanzo di John Grisham. Il maggiore interesse risiede nelle scene di tribunale; come in un vecchio, indimenticato courtroom movie, 'La parola ai giurati', dove Henry Fonda demoliva col potere suasivo della parola le opinioni e i pregiudizi dei colleghi. Per assecondare il maggiore dinamismo del cinema odierno, però, Fleder concede allo spettatore qualche libera uscita dal palazzo di giustizia, punteggiando il racconto con scene d'azione. Se l'effetto-catarsi contraddice la realtà, dove le cose vanno quasi sempre in modo diverso, il film è una efficiente macchina da spettacolo che ti manda a casa contento." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 31 gennaio 2004)