LA FECCIA

THE REVENGERS

USA 1972
John Benedict, ex-capitano dell'esercito nordista, è deciso a vendicare la morte della moglie e dei quattro figli, massacrati da un feroce bandito, Tarp, per rubare un branco di cavalli. Tarp, con un gruppo di altri bianchi e di indiani comanchi si nasconde a Pueblo Plata, una città in rovina sulle montagne del Messico. Poiché da solo non avrebbe alcuna possibilità di riuscita, John, fingendo di volerli impiegare in una miniera, recluta in un bagno penale messicano sei dei peggiori criminali: il negro Job, il francese Quiberonne, l'americano Hope, il tedesco Zweig e due messicani, Cholo e il giovane Chamaco. Raggiunta Pueblo Plata, i sette uomini attaccano e sterminano la banda, ma Tarp riesce a salvarsi con la fuga. Ha inizio da quel momento una lunga e infruttuosa ricerca del criminale, interrotta allorché, ritrovato dal comandante del bagno penale furente per l'inganno patito, John finisce ai lavori forzati. Liberato dai compagni, che hanno preso a stimarlo, Benedict apprende che Tarp è prigioniero in un accampamento assediato dai Comanchi. Raggiuntolo, e dopo aver respinto l'attacco degli indiani, durante il quale Chamaco muore, John si trova finalmente faccia a faccia con Tarp.
SCHEDA FILM

Regia: Daniel Mann

Attori: Roger Hanin, Susan Hayward, William Holden, Arthur Hunnicutt, René Koldehoff, Jorge Martínez de Hoyos, Jorge Luke, Woody Strode, Ernest Borgnine

Soggetto: Steven Carabatsos

Sceneggiatura: Wendell Mayes

Fotografia: Gabriel Torres

Musiche: Pino Calvi

Montaggio: Walter Hannemann, Juan José Marino

Durata: 97

Colore: C

Genere: WESTERN

Specifiche tecniche: PANAVISION TECHNICOLOR

Produzione: MARTIN RACKIN ESTUDIOS CHURUBUSCO

Distribuzione: TITANUS

Episodi: -

CRITICA
"Trucido western di bassa lega, che s'ispira (pietoso eufemismo) a 'Quella sporca dozzina' e a 'Il mucchio selvaggio', con la scontata schiera di delinquenti da ergastolo pronti a trasformarsi in angioletti. William Holden e Ernest Borgnine digrignano i denti più del necessario, mentre danno l'addio alla sfiorita e superflua Susan Hayward". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 21 giugno 2001)