HOWARD E IL DESTINO DEL MONDO

HOWARD THE DUCK

USA 1986
Howard è un giovane papero che sta godendo il meritato riposo dopo un'intensa giornata di lavoro nella sua casa nel pianeta dei paperi, davanti alla Tv con una rivista in mano. Improvvisamente una forza incontenibile lo rapisce e lo catapulta nello spazio profondo in un viaggio verso l'ignoto. Alla fine il terrorizzato Howard si ritrova in una strada di Cleveland nell'Ohio, fra giovani punk che iniziano a tormentarlo in mille modi. Fugge da questi forsennati e si rifugia fra i cassonetti delle immondizie. Da questa posizione ha poi modo di salvare da una situazione sgradevole Beverly, una graziosa cantante rock, la quale lo prende in simpatia e lo invita a casa sua. Qui Howard si sente sicuro e pian piano conosce la vita precaria della ragazza e decide di darle una mano. In modo perentorio si sbarazza del disonesto impresario di lei, Ginger, e dei suoi scagnozzi. Poi con la giovane cerca di trovare qualcuno che sia in grado di rispedirlo nel suo pianeta. Con l'aiuto dell'amico Phil, giungono nel laboratorio di astrofisica del dottor Jenning, dove c'è lo spettroscopio laser col quale Howard è stato sradicato dal suo mondo. I nostri amici tenteranno di rimettere in funzione la macchina per far tornare il papero fra i suoi simili. Ma una serie di circostanze sfortunate ostacolano l'impresa. Infatti la polizia è sulle tracce di Howard e dei suoi protettori, poichè tutti credono che il papero sia un alieno pericoloso per il nostro pianeta. Da qui un gran numero di inseguimenti spericolati, fughe pazzesche, distruzioni a non finire, e come se non bastasse un avventuroso volo su un piccolo aereo pilotato da Howard e da Phil. Inoltre Beverly viene rapita da Jenning, il quale, sotto l'azione dello spettroscopio laser impazzito, è stato invaso dagli occulti supersovrani dell'universo, per cui progressivamente è diventato un orrendo e malvagio mostro che si ciba di energia nucleare. Alla fine però Howard riesce a liberare Beverly e con un'arma non ancora sperimentata, il disintegratore atomico, distrugge Jenning (o meglio il mostro che è in lui) e lo stesso spettroscopio laser che in funzione farebbe venire sulla terra un esercito di mostri pronti a distruggere ogni cosa. Howard in questo modo però deve dare addio al suo mondo, ma con Beverly e le sue amiche mette su un complesso rock che riscuote immediatamente uno strepitoso successo di pubblico. La sua simpatia e le sue capacità canore e musicali gli hanno fatto guadagnare la stima e l'affetto di tutti.
SCHEDA FILM

Regia: Willard Huyck

Attori: Ed Gale, Jeffrey Jones, Jim Robbins, Tim Rose, Steven Sleap, Lisa Sturz, Lea Thompson - Beverly, Mary Welles, Chip Zien, Peter Baird

Sceneggiatura: Willard Huyck, Gloria Katz

Fotografia: Richard H. Kline

Musiche: John Barry

Montaggio: Sidney Wolinsky, Michael Chandler

Scenografia: Peter Jamison

Costumi: Joe I. Tompkins

Effetti: Industrial Light & Magic (ILM)

Durata: 106

Colore: C

Genere: FANTASY

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: PERSONAGGIO IDEATO DA STEVE GERBER

Produzione: GLORIA KATZ PER LUCASFILM LTD.- UNIVERSAL PICTURES

Distribuzione: UIP - CIC VIDEO

NOTE
- GEORGE LUCAS E' IL PRODUTTORE ESECUTIVO.
CRITICA
"Dopo un inizio pirotecnico ed esilarante, col nostro eroe che viene scaraventato sulla terra, con tutti i traumi e i problemi che è costretto a superare (aiutato, in questo, dalla simpatica Beverly, che scopre di avere un 'debole' per lui), il film accusa, questo è vero, nella parte centrale, qualche battuta a vuoto, non riuscendo il regista a sfruttare appieno tutte le possibilità che una storia del genere gli offriva. Ma il caleidoscopio finale riscatta ampiamente i punti deboli di una sceneggiatura forse un po' zoppicante, interpretato da ben otto nani (o bambini) 'Howard the Duck', questo papero dalle abitudini maschili (beve birra, suona il piano, piace alle donne) è ovviamente il mattatore del film. Ma una parola a parte va spesa per la giovane Lea Thompson, - che interpreta la parte di Beverly, - la cantante del complesso femminile 'Cherry Bomb'. Già nota al pubblico per la sua interpretazione in 'Ritorno al futuro', la Thompson mostra di avere numerose frecce al suo arco. Farà sicuramente strada." ('Il Tempo', 27 Dicembre 1986)

"È un'operazione sbagliata, invece, 'Howard e il destino del mondo' ('Howard the Duck', 1988), scritto e diretto da William, Hujck e anch'esso prodotto da Lucas. A differenza di 'Labyrinth', che dopo una brutta partenza, prende quota e la mantiene, qui il meglio si trova nella prima mezz'ora laddove racconta l'arrivo da un remoto pianeta del simpatico papero extraterrestre, esperto di quack-fu come arma di difesa. Disney non c'entra: questo Howard antropomorfico esce dalle storie a quadretti di Steve Gerber, pubblicati negli anni 70 dal gruppo Marvel. È interpretato sotto il trucco pennuto dall'attore Ed Gale e da altri nani. Disgraziatamente nella seconda parte 'Howard the Duck' svolta nella fantascienza galattica e orrorifica con massiccia esibizione di effetti speciali (rifornimento della rinomata Industrial Light & Magic californiana di Lucas) e di mostruose creature con una madornale esibizioni di quello sconquasso visivo di cui il cinema minorenne holliwoodiano degli anni 80 ci ha riempito le tasche. Risultato finale: 'Howard e il destino del mondo' è troppo adulto per piacere ai bambini e troppo bambinesco per attirare gli adulti." ('Il Giorno', 27 Dicembre 1986)

"Il film funziona a metà. Soprattutto per due ragioni: primo perché non è risolto l'impasto tra la vacanza nel fumetto intelligente e l'attrezzatura del fanta-horror (di cui Hollywood ormai, ci ha proprio saziato); secondo perché Howard, specie quando diventa quasi James Bond (mentre è simpatico quando sembra Woody Allen) non richiama affetti. Cosicché un regista di commedia come Huyck (autore del non memorabile 'La miglior difesa è la fuga'), dà il meglio nella zona spiritosa come l'inizio, assai carino, col papero che vive nella sua Paperopoli, scrive testi di spot per paperi, legge 'Playduck', ha foto e poster di paperi intorno, eccetera eccetera. Tutto come da noi. Ma Lucas ha voluto poi far la voce grossa, ci ha messo dentro di tutto, seguendo la politica - non la poetica - degli spaventi organizzati, perdendo così di vista quel grumo di humour critico che poteva rendere l'operazione diversa. Nel film, molto professionalmente squilibrato ma qua e là divertente, si nota Lea Thompson, che si fa subito perdonare di non avere le penne." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 31 Dicembre 1986)