Fango bollente

ITALIA 1975
La nevrosi collettiva che ha le sue origini nella stressante vita moderna e spinge individui insospettabili ad evadere dal carcere di tanti condizionamenti, con atti di teppismo e anche azioni delittuose senza immediato motivo, è il tema del film. Il protagonista Ovidio Mainardi è, all'apparenza, un impiegato tranquillo addetto ai calcolatori elettronici in una grande azienda. La monotonia del lavoro, la solitudine esistenziale di un matrimonio mal combinato, ove per la moglie, più del marito conta la carriera, spinge Ovidio, con altri due soci, a sfogarsi in atti di vandalismo e di crudele cinismo, che si manifesta in una serie di delitti, vere esplosioni di crudo sadismo. Sarà un anziano commissario di polizia a riposo: 'Santagà', a intuire che i delitti non hanno moventi politici, ma "ecologici". Uno dei componenti della banda si impicca in carcere; Ovidio cade sotto le pallottole del commissario, mentre il terzo socio ha tutta l'intenzione di riprendere a fare il teppista con altri individui, egualmente stressati dalla vita moderna.
SCHEDA FILM

Regia: Vittorio Salerno

Attori: Joe Dallesandro - Ovidio Mainardi, Gianfranco De Grassi - Giacomo, Guido De Carli - Pepe, Enrico Maria Salerno - Commissario Santagà, Martine Brochard - Alba, Umnerto Ceriani - Commissario Tamaroglio, Enzo Garinei - Direttore del centro ricerche, Carmen Scarpitta - Moglie del politico, Luigi Casellato - Capo della Mobile, Sal Borgese - Custode, Gengher Gatti, Claudio Nicastro

Soggetto: Ernesto Gastaldi

Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi, Vittorio Salerno, Lucille Laks, Giovanni Balestrini

Fotografia: Giulio Albonico

Musiche: Franco Campanino

Montaggio: Enzo Meniconi

Scenografia: Emilio Baldelli

Altri titoli:

Savage Three

Durata: 85

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR

Produzione: ANGELO JACONO PER COMMA 9

Distribuzione: TITANUS

NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1993 E MAGGIO 2009.
CRITICA
"Il regista Vittorio Salerno, al suo secondo film, non ha tuttavia il vigore fantastico e la sontuosità figurativa del Kubrik di 'Arancia meccanica', e la lucidità dell'analisi di fondo cede sovente il passo ad un meccanico accumularsi di effetti truculenti e grandguignoleschi, non privi di sapore grottesco." (R. P., "Corriere della Sera", 25 settembre 1975)