Che pasticcio, Bridget Jones!

Bridget Jones: The Edge of Reason

GRAN BRETAGNA 2004
Bridget Jones e Mark Darcy sono una coppia felice ed innamorata. Tutto procede per il meglio finché una "minaccia" si abbatte sul loro rapporto: la nuova tirocinante dello studio di Mark, una stangona mozzafiato che, oltretutto, dice sempre "la cosa giusta al momento giusto". Quando sembra che la situazione non possa peggiorare ulteriormente, ecco rispuntare, affascinante più che mai, Daniel Clever, l'ex capo di Bridget.
SCHEDA FILM

Regia: Beeban Kidron

Attori: Renée Zellweger - Bridget Jones, Colin Firth - Mark Darcy, Hugh Grant - Daniel Cleaver, Gemma Jones - Pam Jones, Jim Broadbent - Colin Jones, Sally Phillips - Shazzer, Shirley Henderson - Jude, Jacinda Barrett - Rebecca, James Callis - Tom

Soggetto: Helen Fielding - romanzo

Sceneggiatura: Andrew Davies, Helen Fielding, Richard Curtis, Adam Brooks

Fotografia: Adrian Biddle, Doug Propp

Musiche: Harry Gregson-Williams, Michael Price, Toby Chu, Stephen Barton

Montaggio: Greg Hayden

Scenografia: Gemma Jackson

Costumi: Jany Temime

Effetti: Stuart Brisdon, Double Negative

Altri titoli:

Bridget Jones - Am Rande des Wahnsinns

Bridget Jones: L'âge de raison

Bridget Jones 2

Bridget Jones - L'age 2 raison

Durata: 108

Colore: C

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO COMMEDIA

Tratto da: romanzo "Che pasticcio, Bridget Jones!" di Helen Fielding

Produzione: TIM BEVAN, JONATHAN CAVENDISH E ERIC FELLNER PER WORKING TITLE FILMS, UNIVERSAL PICTURES, MIRAMAX FILMS, LITTLE BIRD LTD., STUDIO CANAL

Distribuzione: UIP (2005)

Data uscita: 2005-01-07

NOTE
- SEQUEL DEL FORTUNATISSIMO "IL DIARIO DI BRIDGET JONES" (2001)
CRITICA
"Invece di continuare a puntare il dito contro le manie della nostra società, 'Che pasticcio, Bridget Jones!' vira verso la farsa. E la protagonista, da portabandiera delle donne che non vogliono piegarsi agli stereotipi del primo capitolo (il fortunato 'Diario'), diventa Fantozzi al femminile. Così una taglia 46, intelligente e carica di umorismo si trasforma banalmente in una che cade in tutte le pozzanghere, inciampa come se piovesse e ha una camminata così goffa da far invidia al Paolo Villaggio dei tempi d'oro. Il processo di identificazione si fa un pochino più complicato e, visto che a litigarsi Bridget Jones, sono gli stessi uomini del primo film, viene da domandarsi: perché mai l'affascinante playboy Hugh Grant e Colin Firth, il fidanzato che ogni donna vorrebbe avere, corrono dietro a Fantozzi? È questo il famoso crollo dei valori?" (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 7 gennaio 2004)

"Capitalizzare il successo di un prototipo è un'aspirazione produttiva ovvia e comprensibile; un tantino di fantasia in più, però, non farebbe male. Ne dimostrano pochissima sia l'autrice di 'Bridgen Jones: l'età della ragione', Helen Fielding, sia gli sceneggiatori. (...) Mentre 'Crazy in Love' di Beyoncé Knowles si propone come unica novità del seguito, Renée Zellweger trova divertente esagerare i tratti del personaggio che le ha regalato tanta popolarità. Ingrassata quanto una mucca da latte, espone ai primi piani il grosso sedere insaccato in abiti aderenti, cammina come la fidanzata di Paperino e fa un sacco di smorfie. Peggio di questo sequel riusciamo a pensare solo un'eventualità: che ce ne sia un altro." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 7 gennaio 2005)

"Fedele adattamento del secondo bestseller della serie, 'Che pasticcio, Bridget Jones!' ha fatto in tempo a registrare grandi incassi nel Regno Unito, mentre in Usa è piaciuto meno. (...) La carta vincente del film è ancora una volta un personaggio tanto azzeccato da venir ricondotto a certe figure dei romanzi di Jane Austen, ovviamente in versione moderna, e per il quale The New York Times ha scritto: 'Come si può non amare questa donna?'. A dire il vero non tutti la pensano così. Si può anche considerare Bridget una tremenda rompiscatole, tanto che su Internet qualcuno ha scritto che è una specie di quinta colonna della misoginia: 'Qualsiasi maschio, se le donne fossero tutte così, correrebbe a iscriversi all'altra parrocchia'. In realtà una nota paradossalmente omosessuale affiora sul fronte femminile, quando la bella Jacinda Barrett, temutissima e odiata rivale, bacia a sorpresa sulla bocca l'esterrefatta protagonista dichiarandole amore eterno. Di fronte a un film come 'Che pasticcio, Bridget Jones!' anziché discuterne i reconditi significati, il meglio è abbandonarsi al divertimento che può offrire, al brio clownesco che mette la Zellweger nel suo personaggio ricordando ogni tanto la Giulietta Masina prima maniera. E in un contesto non sempre di primissima mano, brilla qualche sorpresina. Come il finale con Bridget commossa davanti all'altare (ma la sposa non è lei...)." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 8 gennaio 2004)

"Renée Zellweger alla Fantozzi Lo dice già il titolo, è un pasticcio. Il diario bis della popolare single inglese misura large, la presenta goffa e grassa come un cartoon fantozziano. (...) È tutto scontato, Hugh Grant, sempre più cinico, fa una comparsata sullo sfondo non tanto di Jane Austen ma di un salto di classe sociale che rende difficile innamoramento e amore nella Londra di Blair. Renée Zellweger ingrassa e dimagrisce meglio di De Niro: ma che soffra sul serio è da vedere." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005)