"Non sono una scrittrice, ho scritto dei libri. Non sono una pittrice, ho dipinto dei quadri. Non sono una regista, ho diretto dei film". Così si presenta Lorenza Mazzetti, cinesta che negli anni '50 ha rivoluzionato il cinema inglese, ha fondato il movimento Free Cinema, ha pubblicato 3 libri di successo rivelando le sue svariate sfaccettature artistiche sin da piccola. Lei, che adottata dalla famiglia Einstein resterà orfana, assieme alla sorella gemella, per mano di una SS.

Per dimenticare la tragedia, Lorenza si trasferisce a Londra, dove lavora come cameriera, ma questo non le basta. Presto studierà cinema nella celebre Slade School of Fine Art dopo aver avuto, a sua insaputa, un colloquio col Direttore al quale chiede di essere ammessa con la seguente motivazione: "Perché sono un genio!". Con attrezzatura e materiale rubato realizza il suo primo film K, ispirato al suo riferimento letterario principale: Kafka.

"La mia vita è fiabesca", dice la Mazzetti, ospite a Venezia, dove è prevista la proiezione del documentario realizzato da Steve Della Casa e Francesco Frisari. Continua: "Le fiabe hanno un inizio tipicamente tragico per poi lasciar spazio al lieto fine. L'uccisione della mia famiglia adottiva è stato un trauma. Il tutore successivo ci derubò. Per anni ho vissuto desiderando la vendetta". Lorenza Mazzetti ritorna con insistenza sulla vicenda della SS colpevole di aver ucciso la sua famiglia e che, dopo decenni, lei ha finalmente identificato. Ma quest'ultima notizia non trova spazio nel documentario nel quale si racconta, si mostra nella sua quotidianità alternata da immagini d'archivio provenienti dal British Film Institute e dall'Istituto Luce.

"Non si tratta di un biopic", specifica il critico e regista Della Casa, che aggiunge: "l'idea è nata incontrando più volte Lorenza alla mia trasmissione radiofonica. Era bello scoprire ogni volta cose nuove su di lei. Così abbiamo dato vita a Perché sono un genio!". Oltre due anni di lavoro racchiusi in documentario che contiene al suo interno materiale prezioso (tra cui interventi di Malcolm McDowell, David Grieco e Bernando Bertolucci), composto in maniera egregia grazie ad un montaggio certosino e al duro lavoro di ricerca dei due registi. "Non stavo bene in quel periodo", ammette la Mazzetti riferendosi al suo ingresso presso l'Università inglese, e conclude: "sapevo perfettamente di essere un genio!".