"Quando decido di fare un film inizia un vero e proprio rapporto d'amore. Ci penso in maniera ossessiva, si trasforma in un legame simile a quello che si stabilisce con una persona". Marion Cotillard arriva al Festival di Cannes con il primo dei due film di cui è protagonista quest'anno in concorso (l'altro è Juste la fin du monde di Xavier Dolan), Mal de pierres della regista francese Nicole Garcia, che torna in gara per la Palma d'Oro dieci anni dopo Salon Charlie.

Tratto dal romanzo dell'italiana Milena Agus (Mal di pietre, ed. Nottetempo), il film è ambientato nella francia rurale degli anni '50: Gabrielle proviene da un piccolo villaggio del Sud e, da sempre, sogna di vivere una storia d'amore con la a maiuscola. Considerata fuori di testa (anche dai genitori), viene obbligata dalla famiglia a sposare José (Àlex Brendemühl), uomo onesto e taciturno, spagnolo antifranchista e muratore, convinti che farà di lei una donna rispettabile. Tuttavia, quando è costretta al ricovero in un centro termale sulle Alpi per curare i suoi calcoli renali (da qui il titolo Mal di pietre), la ragazza vede riaccendersi la passione sopita dopo l'incontro con André (Louis Garrel), un coraggioso veterano della guerra d'Indocina. Decisa a perseguire il proprio sogno d'amore, Gabrielle medita quindi di fuggire con André, svincolandosi così da un matrimonio che sembra renderla prigioniera.

"Gabrielle - dice ancora l'attrice protagonista - mi ha permesso di esplorare territori con cui finora non mi ero mai confrontata: è una donna che vive la passione senza mezzi termini, cosa che la costringe a rimanere sempre sul filo della follia. Ma mi piaceva questa sua voglia di libertà, questa sorta di forza animale che, spesso anche contro la logica, la porta a vivere un'esistenza al limite".

Esistenza che spesso deve fare i conti con gli eccessi della fantasia: "Il personaggio di Gabrielle è manifesto di quella potenza con la quale ciascuno di noi riesce a creare un immaginario grazie ai sentimenti o alle proprie aspirazioni, che finiscono per condurci al limite di noi stessi", spiega Nicole Garcia, che aggiunge: "Sento una forte attrazione intellettuale nei confronti della follia di alcune donne, continuamente in bilico fino a rischiare la catastrofe".