Le musiche di quale compositore classico italiano appaiono tanto nelle pubblicità quanto nei documentari quanto nel cinema di finzione? Risposta: quelle di Antonio Vivaldi.
Da Pasolini a Comencini, da Salvatores a Virzì, passando per Melville e Renoir, Godard e Kurosawa, Park Chan-wook e Lars von Trier, e trattenendosi più volte nel cinema di Truffaut (ricordate il concerto in do maggiore per mandolino, archi e cembalo RV 425 che compare sia ne Il ragazzo selvaggio che ne La sposa in nero?), Vivaldi è entrato spesso a far parte del mondo dell’audiovisivo e soprattutto del cinema, contribuendo in modo determinante a rafforzarne la narrazione.

Il convegno

Dal 21 al 23 aprile a Venezia il convegno “Vivaldi in film”, organizzato dalla Fondazione Ugo e Olga Levi in collaborazione con l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi della Fondazione Giorgio Cini, celebrerà questo matrimonio felice, approfondendone vari aspetti: dalla “analisi generativa delle forme audiovisive pubblicitarie” (sapevate che una nota marca di ragù e un modello della principale casa automobilistica italiana hanno entrambe utilizzato il celebre Presto dell’Estate?) con il commento di Leonardo Bindi dell’Università di Siena; ai documentari dei primi anni ’40 che hanno fatto uso frequente delle musiche vivaldiane, dei quali parlerà Giada Viviani dell’Università di Genova; dal commento musicale di Mamma Roma illustrato da Roberto Calabretto dell’Università di Udine a “Vivaldi secondo Lars von Trier”, dove Umberto Fasolato della Fondazione Levi ripercorrerà l’uso di brani scelti in Dogville e Manderlay. “Certamente Antonio Vivaldi non è il solo compositore da cui il cinema attinge per le sue citazioni ‘classiche’”, dice Antonio Ferrara del Conservatorio di Vibo Valentia, curatore del convegno insieme al gruppo di ricerca della Fondazione Levi “La critica musicale e la musica per film”.

Il biopic mancante

“Bach, Beethoven, Schubert e Wagner, tanto per citare i più saccheggiati, hanno, in termini numerici, una fortuna cinematografica ancora più rilevante. Il cosiddetto Prete Rosso, tuttavia, rappresenta un caso singolare. Benché sia nato più di trecento anni fa, è stato ‘riscoperto’ soltanto negli anni Trenta del Novecento, conquistando in breve tempo una popolarità crescente che il cinema ha intercettato e, in qualche modo, contribuito ad ampliare, anche con rinvii musicali interni alla Settima arte”.
“Il fenomeno, mai indagato nella sua specificità, è pervasivo e attraversa, nel tempo, sia le pellicole di genere che quelle d’autore”, continua Ferrara, “e sarà affrontato in questo convegno sotto vari punti di vista che travalicano anche l’ambito cinematografico, con incursioni nella musicologia storica e nella massmediologia”. Curiosamente, a differenza della letteratura dove abbondano i titoli dedicati alla vita di Vivaldi, nel cinema mancano film all’altezza che raccontino la biografia del compositore. “In questa occasione convegnistica si parlerà dunque anche del primo e dell’ultimo biopic (il primo in Italia e l’ultimo ad Hollywood) progettati e mai realizzati”, annuncia Ferrara. E sì che la vita del musicista veneziano è stata davvero singolare e avventurosa: una vera esistenza “da film”.
Qui il programma completo del convegno, che sarà anche trasmesso in streaming sul canale YouTube della Fondazione Levi: https://www.fondazionelevi.it/event/vivaldi-in-film/