Il cognome è noto. Ma dietro l’opera prima di Filippo Barbagallo non c’è lo zampino di suo padre (il famoso produttore Angelo Barbagallo), quanto quello del regista Gianni Di Gregorio (qui consulente artistico). Presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma e dal 9 maggio in sala con Vision, s’intitola Troppo azzurro e racconta con delicatezza la storia di Dario, interpretato dallo stesso Filippo Barbagallo (che ha anche scritto la sceneggiatura del film), un ragazzo un po’ a disagio che vive ancora con i genitori (interpretati da Valeria Milillo e Valerio Mastandrea) e non si stacca dal suo gruppo di amici (tra questi: Brando Pacitto), ma soprattutto che non riesce a lasciarsi andare nelle relazioni soprattutto amorose. Le mal capitate saranno Caterina (Alice Benvenuti), una giovane conosciuta per caso al pronto soccorso, e Lara (Martina Gatti), la ragazza irraggiungibile che lui ha sempre amato.

“Ho voluto fare una commedia con un suo tono. Ho cercato di essere il più semplice possibile perché meno sforzo c’era e meglio era. Se una cosa vedevo che non veniva bene la toglievo o la cambiavo. Non ho fatto un film specificatamente per un target di persone”, specifica Filippo Barbagallo. E sui suoi riferimenti: “Gianni Di Gregorio mi ha dato un apporto immenso. È il regista che sentivo più vicino. È anche un mio amico e mi ha visto abbastanza spaventato per cui mi ha fatto una sorta di corso intensivo di recitazione. È stato fondamentale per me. Nanni Moretti sicuramente è un mio riferimento cinematografico perché lo apprezzo molto. Ma ovviamente non ho neanche provato a rifargli il verso”.

Sui loro personaggi Martina Gatti e Alice Benvenuti rispettivamente dicono: “Lara non era per niente un personaggio semplice. È una ragazza molto più decisa e sicura di me e io ho cercato di renderla naturale. Per me è stata una grande sfida”. E Alice: “Ho preso tante mie parti e ho cercato di trasformarle per diventare più simile a Caterina”.

Troppo azzurro
Troppo azzurro

Troppo azzurro

Un film su un certo tipo di gioventù per cui “l’unica felicità sta nell’osservare”. “Sono un giovane vecchio, sono stato un bambino vecchio magari da vecchio sarò giovane- commenta Filippo Barbagallo-. C'è qualcosa della mia generazione in questo film. Studiavo sceneggiatura al Centro Sperimentale poi ho fatto un corso con Annamaria Morelli (ndr. produttrice del film insieme ad Antonio Celsi per Elsinore Film e Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside), le ho fatto leggere la mia sceneggiatura e lei ha deciso di produrlo. Sicuramente ha aiutato il fatto che era un film a piccolo budget”. “Non ho fatto questo film per il suo cognome, ma perché l’ho conosciuto come allievo e mi piaceva la sua scrittura leggera e fresca, ma non superficiale- dice Annamaria Morelli-. Abbiamo fatto decine di provini, ma non trovavamo mai il giusto protagonista. Questo film non sarebbe stato lo stesso senza Filippo Barbagallo davanti alla macchina da presa. Ha interpretato benissimo questo ragazzo un po’ timido e un po’ a disagio. Lui ha fatto una cosa difficilissima perché ha esordito nella scrittura, nella regia e nella recitazione contemporaneamente”, dice Annamaria Morelli.

Condito dalle belle musiche originali dei Pop X. “Hanno dato il giusto tono al film”, commenta Filippo Barbagallo. Che poi conclude: “Sto già pensando al mio prossimo film”.