Muoversi tra confini, geografici e artistici, sembra la cifra esistenziale e poetica di Teodora Ana Mihai.
Nata in Romania, fuggita pochi mesi prima della caduta del regime di Ceaușescu, globetrotter (parla sei lingue) prima per necessità e poi per scelta. Al cinema ci arriva con un documentario che avrebbe dovuto essere un film di finzione, Waiting for August, vincitore a Karlovy Vary e nominato agli European Film Awards nel 2014.
Si consacra sette anni più tardi con un film di finzione che avrebbe dovuto essere un documentario, La Civil, in concorso al XXVI Tertio Millennio Film Fest (anteprima italiana stasera al Greenwich, ore 20.45) dopo il trionfale passaggio a Cannes dello scorso anno (Un Certain Regard – Prix de l'Audace).

​​​​​​Il risultato di anni di lavoro e di un processo di lavorazione estremamente complesso.

"Ho studiato l'argomento per un paio d'anni, pensando che l'avrei affrontato a partire da un adolescente cresciuto nell'ambiente instabile che la guerra alla droga aveva creato in Messico dal 2006. Ma l’incontro con una madre, che ha condiviso con me la sua storia e i suoi pensieri, mi ha fatto cambiare rotta. Ho deciso di raccontare questa storia dal suo punto di vista. Era il 2015. Allora ero ancora convinta di realizzare un documentario. Mi sembrava il linguaggio naturale per indagare un fenomeno sociale drammatico, che tocca purtroppo molte famiglie. Inoltre il mio primo lavoro, Waiting for August, era un documentario e grazie a quello mi sono fatta conoscere. Poi ho cambiato idea.”

Perché?

“Fare un documentario su questo argomento, nel modo osservativo e istintivo che volevo, si è rivelato presto impossibile. Il tema era così delicato e la regione in cui stavamo girando così pericolosa, che ho capito che dovevo ripensare integralmente il progetto altrimenti avremmo rischiato la vita delle persone e la nostra. Non potevo sopportare quel peso sulla mia coscienza. Fortunatamente non ero digiuna di fiction. Avevo studiato cinema di finzione all'università. Mi considero una regista, una narratrice, capace di girare sia documentari che film di fiction. Sono i singoli progetti a indicarmi la strada, a mostrarmi ‘di cosa hanno bisogno’ per essere raccontati. Trovo che sia un processo affascinante.”

La narrazione ci immerge in un sistema profondamente corrotto e dominato da una violenza sanguinaria che sembra permeare tutti i livelli della società messicana.

"Quando ho conosciuto questa madre che ha condiviso con me la sua testimonianza, ho capito che dovevo solo lasciarla parlare e seguire il suo cammino. Una delle prime cose che mi ha detto, che mi ha colpito molto, è stata: ‘Quando mi sveglio la mattina, voglio uccidere o morire’. Di fronte a me vedevo il profilo di una casalinga e di una madre: sentendo queste parole mi si è raggelato il sangue. Da allora la domanda che mi ha tormentato e che ha dato il la alla sceneggiatura è stata: che cosa deve aver passato questa donna per arrivare a dire una cosa del genere? Mi rendo conto di aver dipinto un quadro piuttosto deprimente della società messicana, ma era quello che avevo osservato durante la mia indagine.”

La Civil (credits Urban)
La Civil (credits Urban)
La Civil (credits Urban)

Dove hai girato?

"Abbiamo trovato una regione del Messico abbastanza stabile dal punto di vista politico e abbastanza sicura per girare. Abbiamo mantenuto il massimo riserbo sul contenuto della storia, tuttavia non si è mai abbastanza prudenti. Fortunatamente siamo riusciti a trovare questa location, Durango, in Messico, che non era solo abbastanza tranquilla, ma anche incredibilmente pittoresca."

Uno degli elementi di forza de La Civil è la sua straordinaria attrice protagonista, Arcelia Ramírez.

"Arcelia era nel mio radar da molto tempo e mi ero avvicinato a lei più di un anno prima di iniziare la lavorazione. Il covid però ha reso i nostri incontri e la nostra preparazione molto impegnativi, dato che non potevo viaggiare in Messico. All'inizio ci siamo relazionate online e alla fine, poco più di due mesi prima di iniziare a girare, sono arrivata in Messico e ci siamo incontrate di persona. A quel punto abbiamo iniziato a lavorare in modo fanatico, incontrandoci per diverse ore ogni singolo giorno, leggendo insieme la sceneggiatura, parlando di ogni aspetto, delle psicologie dei personaggi. Abbiamo finito per parlare molto anche di noi stesse, stabilendo un legame di fiducia molto profondo che è stato fondamentale sul set. È stata un'esperienza meravigliosa. Il talento e la sensibilità di Arcelia hanno permesso di dare vita a un personaggio realmente complesso. Lei è letteralmente in ogni singola scena del film, portandolo sulle sue spalle. Solo un'attrice così dotata avrebbe potuto raggiungere un risultato simile."

Il tuo è un film profondamente femminista, per come rivendica un ruolo di primo piano per le donne all'interno di una società come quella messicana basata su una misoginia sistemica.

"Non ho mai pensato al film in questi termini, anche se sono completamente d'accordo sul fatto che sia intrinsecamente femminista. Il fatto è che per me è piuttosto scontato scegliere una donna come protagonista, semplicemente perché trovo che le donne nei ruoli principali siano più interessanti e che le parti da protagoniste così forti ancora troppo rare. Naturalmente La civil è anche un’opera di denuncia di questa ‘misoginia sistemica’, ma non ho mai voluto indugiare in un radicalismo femminista e salvare le donne nel film trasformandole in eroine. Anche loro hanno i loro lati oscuri e sono parte integrante della società in cui vivono, sotto ogni aspetto. Mi sono accostato a loro con tutta l’umanità che potevo, senza mai pensare al genere in modo specifico. Questo è un fenomeno che colpisce tutte le persone, indipendentemente dal sesso, dall'età o dalla classe sociale. Solo facendo fronte comune è possibile che ferite così profonde possano essere affrontate e, si spera, parzialmente guarite.”

Quanto ha pesato sul risultato finale del film la tua formazione e la tua provenienza europea?

"Ha pesato sicuramente ma è difficile misurare quanto. Sono quella che sono, possiedo un mio patrimonio cinematografico e culturale che qui si fonde con l'ambientazione e la storia messicane e la maggior parte delle persone trova che questa fusione sia uno degli aspetti più peculiari del film."

A che cosa stai lavorando al momento?

"Anzitutto a una storia ambientata in Europa. Un racconto di fantasia ispirata da eventi realmente accaduti. Sulla scia de La Civil parto dalla realtà per reinterpretarla in modo creativo. Ma non vorrei dire di più, un po’ di mistero non guasta. Posso però assicurare che ha tanti ingredienti interessanti e che rappresenterà una sfida positiva per la mia carriera."