Vincenzo Salemme e Max Tortora non avevano mai lavorato insieme prima de La guerra dei nonni, la nuova commedia di Gianluca Ansanelli: è nata una nuova coppia comica? “E come no, abbiamo già in programma il sequel, la serie, il musical” scherza Tortora. “Faremo la guerra dei bisnonni, poi dei trisavoli…” aggiunge Salemme. “E finiremo facendo i fantasmi” la chiude Tortora.

Al primo appuntamento sul grande schermo, l’alchimia tra i due è evidente: “Siamo demenziali per natura, sul set ci controlliamo” spiega Salemme, che nel film è Gerri, un nonno presente e premuroso, già falegname e ora restauratore, travolto dall’arrivo del consuocero, uno scapestrato cialtrone che ha vissuto decenni all’estero, interpretato da Max Tortora. Che nel film si chiama Tom: “Tra questi personaggi c’è un forte contrasto caratteriale, l’allusione al mondo infantile è ovvia – dichiara il regista – ma ci rivolgiamo a un pubblico trasversale dato che quel cartoon è nell’immaginario collettivo”.

Una storia nata sognando proprio Salemme e Tortora: “Non sono molti gli attori che sanno maneggiare le corde comiche e allo stesso tempo muoversi su una linea sentimentale – continua Ansanelli – e, inoltre, Vincenzo e Max sono così intelligenti da capire quali sono i margini d’improvvisazione nella sceneggiatura”.

La guerra dei nonni (foto di Katia Zavaglia)
La guerra dei nonni (foto di Katia Zavaglia)

La guerra dei nonni (foto di Katia Zavaglia)

La guerra dei nonni racconta la rocambolesca settimana in cui Gerri e Tom devono badare ai tre nipoti (un’adolescente fidanzata con un trapper di periferia, un bambino forse dislessico, una bambina con un’amica immaginaria), mentre i figli sono a Dubai per lavoro. L’umorismo è formato famiglia, con l’obiettivo di includere più spettatori possibili, dai bambini agli adulti: “Far ridere è sempre stato complicato – riflette Salemme – ma in questo momento storico dobbiamo fare i conti con il politicamente corretto. Che di per sé è un ossimoro: ciò che è politico è per natura divisivo. Piuttosto si dovrebbe essere culturalmente corretti”. Gli fa eco Tortora: “Far ridere è un dono di Dio, dover far ridere è una condanna. Uno che già sa che qualcosa fa ridere deve fare un altro lavoro. Ma chi stabilisce il limite su cosa possiamo dire? Nessuno si è mai presentato a mettere i paletti”.

Secondo Salemme è cambiato l’approccio del pubblico: “È come quel che accade con la cucina: tutti pensano di saper cucinare perché hanno visto programmi e scoperto ricette. Ma avere gusto è un’altra cosa: prima il gusto era cultura, oggi è una forma di istruzione. Veniamo istruiti su tutto, anche su come dovremmo emozionarci. Eppure andare al cinema è come andare al ristorante: una scelta consapevole”.

Nel cast anche Ana Caterina Morariu (“Non sarei quella che sono senza gli insegnamenti dei miei nonni, mi auguro che susciti anche delle lacrime”), Luca Angeletti (“Sul set momenti di grande umanità”, Bianca Guaccero (“Per me una vittoria tornare al cinema”) ed Herbert Ballerina, che nel film si lancia in duetti con Salemme: “Di solito sono più vessato, qui prevarico. Quando un comico si fa domande finisce per appiattire tutto, dovrebbe fare ciò che gli viene in mente”.

La guerra dei nonni
La guerra dei nonni

La guerra dei nonni

E se Marco Belardi, produttore con la nuova Greenbo, assicura che sta provando a tenere unita la coppia, a Gianpaolo Letta, che produce e distribuisce con Medusa dal 30 novembre in più di 300 copie, spetta uno sguardo più ampio: “Ho notato che in tutti i nostri film degli ultimi mesi sono coinvolti dei bambini. Una casualità, ma siamo convinti che le famiglie vadano riportate al cinema. Stiamo vivendo una fase di ripresa, più lenta rispetto agli altri paesi ma finalmente ci siamo: c’è un movimento interessante partito con La stranezza, proseguito con la conferma di Aldo, Giovanni e Giacomo con Il grande giorno, l’imprevedibile risultato de Le otto montagne, L’ultima notte di Amore che ci ricorda l’esistenza del genere fino all’ottimo successo di C’è ancora domani per cui faccio i miei complimenti a Paola Cortellesi. Cosa ci dicono questi ultimi dodici mesi? Che il pubblico premia qualità e originalità”.