No, se fosse solo per rinfrescare l’immagine grafica.

No, non varrebbe la pena, se fosse solo per rincorrere le nuove tecnologie. No, sarebbe uno sforzo sproporzionato, se fosse solo per la retorica della novità.

Anche perché, ad onor del vero, i mutamenti che da oggi e nelle prossime settimane condivideremo, non porteranno alcun cambiamento.

È proprio per restare fedeli alla nostra missione, al compito che ci è assegnato dalla Chiesa italiana, alla nostra vocazione, che abbiamo deciso di innovare.

Vogliamo innovare - nell’anno del 75° anniversario della nascita dell’Ente dello Spettacolo - il nostro modo di comunicare: senza però cambiare la nostra natura e senza disattendere il mandato che ci è stato affidato.

Per noi la comunicazione non è solo l’atto puntuale con il quale diffondiamo una recensione, il bilancio di un festival, l’annuncio di una nuova produzione…

La comunicazione - ne siamo sempre più consapevoli - è la totalità del lavoro dell’Ente dello Spettacolo e di Cinematografo, cartaceo o digitale. Un “tutto” che comprende l’attività dei profili social, le newsletter, i libri che editiamo, i festival che organizziamo, i convegni e gli incontri che proponiamo, insieme agli studi, le ricerche, le mostre, le relazioni e l’amicizia con i protagonisti del cinema…

Comunicare è il nostro modo di essere, o meglio di esserci nel mondo della cultura cinematografica.

È - a ben vedere - la stessa facoltà che caratterizza l’essere umano e lo rende originale tra tutti i viventi: la comunicazione, appunto.

Nella visione cristiana Dio crea con un atto di comunicazione, con la parola, come mostra fin dalle prime righe la Bibbia: “Dio disse: sia la luce. E luce fu”. E poi Dio contempla, con lo sguardo, quanto con la parola ha creato: “E vide che era cosa buona”.

Da qui traiamo l’ispirazione, immutata, per il nostro lavoro che vogliamo da oggi innovare.
Vogliamo portare nel dibattito pubblico una parola che crea, evitando di amplificare il rumore di fondo, le chiacchiere stantie, ma creando attenzione, interesse, dibattito, valore intorno al cinema autentico, quello - riuscito o meno, premiato o dimenticato, applaudito o fischiato - che però sa narrare le istanze più profonde dell’uomo.

Per noi le “parole sono importanti”: siamo espressione di una presenza - la Chiesa italiana - che fonda il suo esistere su un Dio che, oltre a creare con la Parola, è Verbo che diviene carne. Vogliamo condividere questo sguardo sul cinema e sull’uomo alla ricerca di ciò che è vero e meritevole di contemplazione.

Questi nostri dire e contemplare- ci impegniamo affinché siano sempre più autorevoli - sono la sostanza del nostro lavoro. Per noi il cinema non è arte effimera, nemmeno intrattenimento o porzione dell’universo culturale: è luce che proietta e condivide i frammenti del vero, più come appello che si propone che come dettato che si impone.

Da oggi vogliamo mostrarvi le innovazioni che portiamo al nostro lavoro di comunicazione del cinema, svolto quotidianamente per chi il cinema lo ama. Innovare in modo autentico non è riducibile ad un’azione tecnologica. “In-novare” è “rendere nuovo”, è la decisione di intraprendere un percorso. L’atto di innovare genera una novità che sgorga da una realtà antica e preziosa, senza però tradirla o smentirla, ma con il desiderio di renderla - adesso - presente, accessibile, attraente, dentro un processo che abbraccia e coinvolge anche chi la legge, la ascolta, la vede.
Come ben definisce la parola greca neos che in una dialettica interna al termine fa dialogare innovazione e tradizione.

È una concezione che abbiamo perso da quando il termine “innovazione” si è legato esclusivamente all’idea di tecnologia.

Quella che avete davanti da oggi non è un’operazione tecnologica: è innovazione della nostra missione.

Senza cambiare il cuore della nostra vocazione: fedeli alla verità dell’uomo e alla sua anima, fedeli al cinema autentico e al suo spirito.