Metà pubblico italiano non è più tornato al cinema dalla pandemia (in Europa molti meno). Gli over 50 sono fuggiti dalla sala, ma non lo stesso si può dire per i ragazzi. Complessivamente il pubblico è più maschile che femminile.

Questo il quadro che emerge dalla (gremita) conferenza stampa Cinetel di oggi nella sede Anica di Roma, sui dati del mercato cinematografico nel 2022. Nell’anno appena trascorso, infatti, con 1.121 cinema e 3.412 schermi attivati (+35 cinema e +65 schermi rispetto al 2021) “al box office italiano si sono incassati € 306.622.567 per un numero di presenze in sala pari a 44.535.891; rispetto al 2021, quando i cinema hanno riaperto dal 26 aprile, si tratta di una crescita degli incassi e delle presenze rispettivamente dell’81% e del 79,6%. Rispetto invece alla media del periodo 2017-2019 si tratta più in generale di un calo del 48,2% degli incassi e del 51,6% delle presenze.

Il quadro sarebbe stato ancora più desolante senza Avatar: La via dell’Acqua – nelle sale dal 14 dicembre - che in soli 15 giorni di programmazione ha incassato 27.582.316 euro per 3.142.764 di presenze totali. Unico prodotto dell’anno a far registrare un incasso superiore ai 20 milioni (9% del totale). 

Crollo verticale nei primi mesi dell’anno – tradizionalmente i più fertili al botteghino - condizionati alle restrizioni pandemiche come l’obbligo di mascherine “unico paese al mondo a mantenerlo”, sottolinea Massimo Proietti, distributore e membro del cda Cinetel. Poi una lent(issim)a e ondivaga ripresa. In confronto al triennio 2017-2019, a gennaio, “si è registrato solo 8,5% degli incassi del 2022 mentre il mese di febbraio il 6,1%. Rispetto alla media del periodo 2017-2019 si tratta del 68,2% e del 68,3% in meno degli incassi, i dati peggiori dell’anno”.

La differenza s’è assottigliata solo da maggio, con l’avvento di blockbuster di richiamo (Thor: Love and Thunder e Top Gun – Maverick, 13.1 milioni di € per 1.7milioni di presenze): le perdite sono state del 33% rispetto allo stesso mese del triennio precedente, del 14,3% a giugno e del 17,3% a luglio. Ma la forbice si è riallargata ad agosto con -41% (nel 2019, però, si registrò il miglior incasso di sempre). Mentre da Settembre, con una riduzione di prodotto internazionale (statunitense), il divario è tornato consistente: -55,9 %. Difficoltà che perdurano in autunno: tra Ottobre e Novembre rialzo solo del 6,2% in incassi e del 5,6% in presenze rispetto al 2021. Mentre -grazie ad Avatar- a dicembre “il calo è stato solo del 30% sui livelli pre-pandemici, in linea comunque con i dati degli altri paesi europei per la prima volta da inizio pandemia”, sottolinea Davide Novelli, Amministratore Delegato CINETEL e Distribution Director di Vision Distribution.

Vacche magre, di conseguenza, e cifre ben poco sostenibili nel medio-lungo periodo per produzioni (e coproduzioni) italiane: Cinetel registra un incasso totale dei titoli nazionali in soli “€ 60.336.150 (19,7% del totale box office; +66% rispetto al 2021; -50,6% rispetto alla media del periodo 2017-2019) per un numero di presenze pari a 9.423.102 (il 21,2% del numero totale dei biglietti venduti; +68,9% rispetto al 2021; -51,2% rispetto alla media 2017-2019)”.

Primatista è La stranezza che porta a casa 5.4 milioni di euro (il 9% del totale dell’incasso italiano, ma solamente l’1,78% del totale).

Sulla composizione del pubblico dimezzato, invece, spuntano dati interessanti: oltre quello di genere - il 57% delle presenze settimanali in sala è costituito da uomini, solo il 43% le spettatrici- nelle presenze settimanali, il contributo più consistente (comunque in calo) è apportato dalla fascia tra i 15 e i 24 anni: il 23% del totale (20% per quella tra i 25 e i 34 anni), distribuita omogeneamente tra gennaio e novembre con ovvio picco a dicembre e buoni dati per l’uscita di Doctor Strange nel multiverso della follia (13.670.004 milioni di incasso, per 1.854.490 di presenze di cui quasi 400.000 presenze tra gli adolescenti). Numeri simili e percentuale identica (23% del totale) per la fascia 35-49 anni. In difficoltà, invece, la fascia di giovanissimi (3-14 anni) che, Minions 2 a parte, si attesta quasi sempre sotto le 200.000 presenze settimanali. A riprova di un prodotto di animazione che forse latita e sui cui sarebbe bene intervenire strutturalmente. 

Assente (ingiustificata), invece, la fascia tra i 50 e i 59 anni, abituale prima della pandemia ma che fa registrare ora presenze sotto le centomila unità per quasi tutti i mesi del 2022, incidendo solo per l’11% sul totale degli spettatori. Anche così, si spiegano per Proietti “le difficoltà strutturali di un certo cinema d’autore a recuperare il pubblico perduto”.

Nonostante ciò, il presidente Anica Francesco Rutelli invita a un “cauto ottimismo” per il 2023 sottolineando che la “forza delle sale dipenderà dalla qualità dei prodotti distribuiti”. Anche i vertici Cinetel vedono il bicchiere mezzo pieno. Mario Lorini, Presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC), legge infatti nei dati “un’inversione e un più deciso segnale di ritorno del pubblico. Tutto ciò dimostra che ci attende un grande lavoro, una vera sfida, forse decisiva, nell’anno appena iniziato per continuare sulla ripresa sul ritorno a numeri sostenibili.” Gli fa eco Luigi Lonigro, Presidente dell’Unione Editori e Distributori Cinematografici di ANICA e Direttore di 01 Distribution, “Dopo due anni di assoluta sofferenza, finalmente possiamo commentare numeri positivi, anche se ancora lontani da quelli che il mercato generava pre-pandemia.”

Perfino sulla (preoccupante) mancanza di titoli di richiamo che possano ripopolare le sale nell’immediato futuro, una volta evaporato il fenomeno Avatar, prevale un clima di fiducia: “Voglio pensare che ci siano delle onde e tra poco ci si stabilizzerà. Faremo forse un po’ di fatica in apertura di 2023, però poi esce tantissimo prodotto internazionale: Cannes sarà ricchissima di autori italiani. Quindi, l’ondulazione dell’offerta è in via di risoluzione”, afferma Davide Novelli.