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Gli sceneggiatori del futuro hanno una nuova opportunità: il Concorso Internazionale per Soggetti e Sceneggiature di cortometraggi e lungometraggi cinematografici. È promosso dal BPIFF (Bari Puglia International Film Festival) e dalla scuola di cinema Tracce di Roma. In palio ci sono percorsi di formazione, risorse economiche e la possibilità di confrontarsi con Nicola Giuliano, produttore e fondatore di Indigo Film, che abbiamo intervistato.
Come è avvenuto l’incontro con il BPIFF?
La collaborazione è nata da un’esigenza semplice: parte del mio lavoro consiste nella ricerca di spunti, idee e nuovi talenti. Quindi, se c’è un festival che organizza un concorso per mettere in luce proprio questi elementi, aiuto volentieri. Da un lato perché penso che chi fa il mio mestiere debba essere sempre molto disponibile nei confronti delle nuove generazioni. Dall’altro perché ritengo sia importante essere generosi, ma anche attenti a cogliere occasioni e opportunità. In questo caso tutto nasce dal mio sodalizio con una scuola di sceneggiatura: Tracce, all’interno della quale ogni tanto emergono idee interessanti, a partire dagli spunti e dai soggetti realizzati dagli allievi. A volte ci sono potenzialità di sviluppo.
Che cosa significa essere un produttore oggi?
Si dice sempre che il cinema italiano è in crisi. È sempre stato così, e probabilmente lo sarà per sempre. Detto questo però non dobbiamo dimenticare che è vivo e vitale. Non so come sarà il domani, ma credo fortemente nel lavoro, nella ricerca. Credo che ci sia un’esigenza ineludibile nell’essere umano: quella di ascoltare storie, di farsi raccontare delle storie. Queste vicende ci vengono trasmesse attraverso la letteratura, il teatro, il cinema, la poesia, la musica. L’espressione artistica risponde a un bisogno fondamentale: partecipare — attivamente o passivamente — a una narrazione. E questa esigenza è sempre esistita, da quando si è sviluppata l’espressione orale. E quindi continuerà a esserci. Poi tutto evolve, si modifica. Il cinema è un’arte giovane: ha poco più di un secolo e, nonostante le crisi continue, le trasformazioni costanti, è ancora qui. E continua a esercitare la sua funzione.
Lei ha vinto l’Oscar con La grande bellezza di Sorrentino.
Mi ha riempito di gioia, di soddisfazione, di felicità. Mi ha regalato un ricordo che porterò sempre con me. Sono un tifoso del Napoli, e quest’anno abbiamo vinto lo scudetto. Ed è fantastico. Ma né l’Oscar né lo scudetto sono il fondamento della mia vita. Sono semplicemente cose belle che ti succedono. Ma non mi ha cambiato molto: amo il mio lavoro e continuerò a farlo. Non bisogna pensare ai premi, ma alla qualità. La chiave è restare con i piedi per terra.