Il Leone d’Oro può attendere, ma Venezia ha la regola aurea de ‘noantri: in fila per tre, col premio di due, vinciamo sempre. Il felino massimo ci manca dal 2013, allorché Bernardo Bertolucci d’imperio laureò Sacro GRA di Gianfranco Rosi, eppure con altrettanta certezza possiamo ascrivere alla Mostra una, ehm, encomiabile prodigalità nei confronti del nostro cinema.

Se la formula al supermercato è ormai tramontata, il 3x2 impazza in Laguna, e non diamo limiti alla provvidenza: per il 2024 – la modifica allo statuto è allo studio in Biennale - la compagine tricolore potrebbe addirittura beneficiare della clausola “soddisfatti o rimborsati” con indicazione geopolitica tipica.

Provvedimento, va detto, che applicato ai giornalisti e agli addetti ai lavori in trasferta al festival porterebbe alla subitanea bancarotta del Lido, terra buona solo per un nostrano The Last of Us.

Ma torniamo al 3x2, fritto misto di variante autarchica ed eccezione sovranista: negli ultimi tre anni l’abbinata Leone d’Argento (Gran Premio il primo, regia gli altri due) e Mastroianni all’interprete emergente è stata appannaggio di Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio, Luca Guadagnino con Bones and All e Matteo Garrone con Io Capitano.

Mal che vada, quando il 3x2 è francamente impossibile, la si butta in Coppa, Volpi: nel 2020 l’ha alzata Pierfrancesco Favino per Padrenostro, nel 2019 – si assegnò pure il premio speciale della giuria a Franco Maresco per La mafia non è più quella di una volta - Luca Marinelli per Martin Eden.

Insomma, al Lido è omnia vincit amor patrio, adagio latino-venexiano che potrebbe presto trovare plastica evidenza: sempre allo studio in Biennale, la rettifica di Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica in Mostra Cinematografica di Premio Nazionale.

Nondimeno, siffatta Mostruosa – da Mostra – generosità non trova univoca, immediata e totale corrispondenza nel comparto autoctono: ogni anno si fa la gara per andare a Cannes, ed è una gara a perdere – con vuoto a rendere.

Nell’ultimo lustro – quattro anni, ché nel 2020 il festival francese non s’è tenuto – alla doviziosa Venezia la micragnosa Croisette ha risposto nel 2022 con il premio - per giunta ex-aequo, per giunta a due registi belgi, Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch – della Giuria a Le otto montagne.

Insomma, brigare per Cannes è tacciabile di masochismo e autolesionismo: Tafazzi siamo noi.

Venezia è una regola, e cambiando le città a Bologna è una regola di Luca Carboni ecco che tutto si spiega: “C'è una regola per cui serve andare a Cannes / per sentirsi un po’ meno normali”. E il nostro cinema non se la toglie dalla testa. @fpontiggia1

[Dal numero 61 della newsletter Koyaanisqatsi, per iscriversi: qui]