“L’adolescenza è il periodo più brutto della vita”. Così l’attore Vinicio Marchioni nel doc Ma che ci faccio io qui?, realizzato da Rai Cultura, diretto da Davide Emmer e prodotto da Alessandra Clementini, scritto da Alessandro Bignami e Katia Nobbio, presentato in anteprima alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e ora in onda su Rai Play. Un documentario che parla del difficile periodo dell’adolescenza e di come il teatro possa essere di grande sostegno nell’affrontarlo.

Molte le interviste dal sopra citato Vinicio Marchioni, che ha superato grazie al teatro la sua balbuzie, all’attrice Yle Vianello, che ha esordito con Corpo Celeste di Alice Rohrwacher per puro caso, e all’attore Francesco di Leva, che a Napoli ha fondato Nest, nel suo difficile quartiere San Giovanni a Teduccio, un teatro che svolge la funzione di “aggregatore umano”. E poi le testimonianze di registi come Laura Luchetti (Nudes) e Valerio Jalongo che, lavorando coi ragazzi, hanno trovato il modo di capirli.

Un viaggio che parte da Carrozzerie.not nel cuore della Capitale: un laboratorio dove i ragazzi si incontrano per formare gruppi di lavoro e andare in scena al termine di un percorso. Poi raggiunge Torino, con i Compagni di viaggio dove una giovane maestra elementare si prepara a insegnare attraverso la recitazione, passando per Napoli e Francesco di Leva, fino a Milano, al teatro Franco Parenti con Andrée Ruth Shammah che ha scelto di mettere in scena per la sua ultima regia “Chi come me?” con cinque adolescenti protagonisti.

“Volevamo fare un lavoro sull’adolescenza e capire quanto fosse importante per i giovani il teatro-spiega il regista-. Anche in America, ad esempio, i tagliatori di teste fanno corsi di teatro per gestire lo stress. Il teatro ha un grande potere terapeutico. Ha un potere catartico: ti spogli, cadono le barriere e su questo si costruisce”.

E sull’adolescenza: “È un periodo difficile e si spera che passi il prima possibile. Il corpo e la mente cambiano. È un terremoto. In quel momento i ragazzi sono come l’argilla. Un’argilla che stai formando e che ancora va messa in forno. Bisogna maneggiarla con cura altrimenti si possono creare dei danni permanenti. Gli adolescenti di oggi sono molto variegati. Siamo andati sulle emozioni con delicatezza, sulle loro ansie e sulle loro paure”.

Sulla nascita dell’idea di questo doc, Katia Nobbio racconta: “Siamo partiti dall’incontro con i ragazzi e le ragazze. Un incontro che ci ha sorpreso perché ognuno di loro metteva in luce alcune difficoltà dell’adolescenza e quello che comporta crescere e capire chi si è. Ognuno ci ha raccontato quanto l’esperienza con il teatro li abbia aiutati e quanto si siano liberati di molte paure. Attraverso questo coro di voci si costruisce un unico io. Nessuno giudica l’altro. Togliendo le nostre difese e paure possiamo capire meglio chi siamo. Questo ci hanno fatto capire le testimonianze dei ragazzi. Ora forse gli adolescenti sono più chiusi in sé stessi e hanno meno occasioni di incontro e di spazi comuni rispetto alla generazione precedente”.

E Alessandro Bignami: “Nasce anche dalla nostra esperienza di genitori e della nostra difficoltà di rapportarci con l’adolescenza. Tutti siamo stati adolescenti, ma a un certo punto non ci ricordiamo più come stavamo e ci ritroviamo a dire le stesse cose che ci dicevano i nostri genitori. Abbiamo cercato di far parlare i ragazzi. Si sono aperti senza remore e ci hanno raccontato cosa nella recitazione li ha aiutati. La nostra adolescenza è stata radicalmente diversa, il mondo è completamente cambiato, e anche il nostro modo di rapportarci si è modificato con internet, i social e la pandemia. Abbiamo voluto riflettere su questa distanza tra la nostra generazione e gli adolescenti di oggi”.

E il titolo: Ma che ci faccio io qui? “Questo è un titolo che ci è venuto naturale- risponde Alessandro Bignami-. Cercare di capire come sono gli adolescenti di oggi presuppone una forte riflessione su noi stessi e sul punto in cui si è arrivati nella vita. Per rapportarsi con loro bisogna mettersi in gioco come adulti e quindi da lì viene la domanda: Ma che ci faccio io qui? Una domanda che bisognerebbe porsi sempre perché non bisognerebbe mai dare neanche un giorno per scontato”. Infine Davide Emmer rispondendo proprio a questa domanda del titolo conclude: “Ci faccio qualcosa che possa essere utile. Sono contento che, come Rai, facciamo molti programmi di servizio pubblico. La Rai è l’unica che li fa”.