“La classe è un non luogo che rispecchia tutte le classi del nostro Paese e la periferia è una periferia dell’anima, una periferia mentale, che rappresenta un microcosmo della classe stessa, un non luogo perché non sappiamo geograficamente dove siamo ma ognuno si può rapportare alla propria esistenza".

Massimiliano D'Epiro presenta La prima regola, una produzione Dinamo Film, Goldenart Production con Rai Cinema in associazione con Notorious Pictures con il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia, che oggi 19 novembre viene ospitato tra le Anteprime eventi speciali del Festival del Cinema Europeo di Lecce e, dall'1 dicembre, sarà distribuito nelle sale da Notorious Pictures.

"Come in una fiaba nera le relazioni tra i personaggi sono archetipi, non li vediamo fuori dal loro universo scolastico, non li vediamo a casa ma solo a scuola. Entrano ed escono dall'inquadratura come se fossero su un palcoscenico. Con la macchina da presa che li segue nei bagni, nelle aule, lungo i corridoi, sopra le terrazze. Ognuno di loro è un pianeta che gira su se stesso e anche intorno alla classe. E la periferia non è altro che la luce che gira intorno alla città. La vera sfida – dice ancora D’Epiro - è stata riuscire a girare una storia dentro un perimetro preciso, che in questo caso è quello di un edificio scolastico, un luogo chiuso, senza appigli. All’interno di esso, per gli studenti, esiste solo un tempo presente”.

Tratto dalla pièce teatrale La classe di Vincenzo Manna, che ha firmato il soggetto e la sceneggiatura del film insieme al regista, il film è stato girato quasi interamente all’interno di una scuola superiore nella periferia di Bari: Gabriele è un giovane professore appena trasferito ed è chiamato a tenere un corso di recupero per sei studenti “difficili”, sospesi per motivi disciplinari – quasi tutti italiani di seconda generazione. Il preside è subito chiaro: far recuperare ai ragazzi alcune ore di lezione per l’ammissione agli esami di diploma.

Il primo impatto con gli studenti, però, è violentissimo. Nicolas, il più difficile, con pregiudizi profondamente radicati, lo minaccia con un coltello e gli spiega quali sono le “regole” da seguire in quella classe. Nonostante la sfiducia di preside e colleghi, poco a poco Gabriele riesce a conquistare i ragazzi, sia sul piano didattico sia, soprattutto, su quello umano. Sovverte le regole, diventa loro amico. Con tutti tranne che con Nicolas.

A pochi giorni dalla fine del corso, lo studente, con l’aiuto degli abitanti del quartiere, provoca degli scontri contro i migranti del campo profughi, detto lo “Zoo”, situato a pochi metri dalla scuola. La tensione esplode rapidamente, e vengono fuori tutte le contraddizioni di una società abbandonata a se stessa e i conflitti che covano dentro ai giovani studenti. La scuola è prima militarizzata, poi chiusa. Il corso di recupero è finito. C’è tempo solo per l’ultima lezione.

Marius Bizau con la classe - Foto Ela Francone
Marius Bizau con la classe - Foto Ela Francone
Marius Bizau con la classe - Foto Ela Francone

“Per tutto quel periodo delle riprese siamo diventati come una famiglia, un po’ quello che succede anche a teatro”, racconta Marius Bizau, che interpreta il professore: “Quando sono arrivato in Italia dalla Romania mi ricordo gesti estremi di razzismo, un po’ il clima che si respira nel film. Raccontare in maniera così cruda quello che succede in alcune realtà è una ricerca della verità, è riuscire ad andare in profondità nelle cose. Il professore è un personaggio che va per tentativi, arriva con il suo bagaglio di esperienze di vita, non è un professore puro perché è un supplente, l’affido di una cattedra deve ancora arrivare, viene un po’ sballottato dalle onde e deve capire ancora quali sono le regole di quel luogo, deve capire in che direzione muoversi per entrare in sintonia con quei ragazzi. Però cerca di costruire una squadra e portarli avanti insieme e aprendosi anche a loro in maniera aperta e onesta. E alla fine, in qualche modo, ci riesce, o almeno ci prova”.

Completano il cast Haroun Fall, Andrea Fuorto, Ileana D’Ambra, Luca Chikovani, Cecilia Montaruli, Antonia Fotaras, Fabrizio Ferracane (il preside) e Darko Peric, l'Helsinki della Casa di carta, qui nei panni del bidello. Il giovane Andrea Fuorto, che nel film è il problematico Nicolas, spiega: “Per rappresentare bene i cattivi devi trovare qual è la loro grande crepa, il loro punto debole. Con il regista abbiamo ragionato su cosa fa sentire Nicolas così nel film, e abbiamo lavorato molto sul fatto che lui si porta il coltellino per proteggersi. Questo suo modo di essere sempre contro, sempre aggressivo, è una difesa e abbiamo cercato di lavorare sul perché avesse quel tipo di atteggiamento fino ad arrivare a capire che lo faceva per proteggere la sua identità, per proteggere la sua casa”.

Andrea Fuorto - Foto Ela Francone
Andrea Fuorto - Foto Ela Francone
Andrea Fuorto - Foto Ela Francone

A comporre la colonna sonora del film è il co-fondatore e tastierista dei Subsonica, Davide "Boosta" Dileo, che firma anche la traccia Come un sasso, cantata da Violante Placido. Presente anche il nuovo singolo San Pietro del 25enne cantautore romano Porto Leon, che restituisce l’urlo delle giovani generazioni, la sua ma anche quella a cui appartengono i protagonisti del film, che vivono con rabbia gli anni della loro adolescenza.