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Sono stati tre giorni ricchi di spunti all’Audio-Visual Producers Summit di Merano. Quarta edizione, esponenti di rilievo italiani, tedeschi e da Hollywood. A organizzare è stata l’APA, l’Associazione Produttori Audiovisivi, promosso dal MiC – Ministero della Cultura, con il supporto di MAECI – Ministero degli Affari Esteri, ICE, Provincia Autonoma di Bolzano, IDM Film Commission Südtirol (adesso guidata da Renate Ranzi), con la collaborazione di PGA – Producers Guild of America e MPA – Motion Picture Association, e con il contributo di PFX. Nella cornice del Kurhaus (uno dei capolavori in stile liberty della zona, oggi usato come spazio eventi), ci si è focalizzati sull’attualità.
Si parte con il tax credit, ma da un punto di vista diverso. Niente polemiche, niente titoli da prima pagina. L’idea è stata di ragionare su un modello comparativo. Quali sono le differenze tra Italia, Germania e Regno Unito? In terra teutonica il processo di assegnazione dei fondi è più complesso. Una parte è statale, gli altri finanziamenti arrivano da “regioni” e privati. Altra storia riguarda l’Inghilterra, che vive di logiche provenienti anche dall’indotto statunitense. Di sicuro però un confronto è utile, e può dar vita a riflessioni fondamentali, soprattutto in un momento così incerto.
A generare dei dubbi (per usare un eufemismo) è stata l’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo non è stato demonizzare, ma capire. Dopo un iniziale approccio didattico, si è passato agli aspetti più controversi. Tutti concordavano su un punto: senza le emozioni, il ricordo e l’esperienza, nessun “computer” può soppiantare l’umano. Vedremo. Di sicuro servono leggi rigorose e condivise sulla materia, creando una sinergia tra Stati. Sulle opportunità, sono molte, ma serve appunto una regolamentazione.
Si è ribadita l’importanza delle Film Commission, il cui obiettivo è rendere attrattivo il territorio, anche in ambito internazionale. Le coproduzioni sono importanti oggi, ma come sempre mettere d’accordo tutte le parti non è semplice. Il futuro del cinema (e non solo) è labile, per ogni membro dell’industria. Si auspicano sistemi condivisi, anche Hollywood invita a fare comunità. Una soluzione per ridurre le perdite, in termini di costi, potrebbe essere agire sui franchise, puntando sugli indipendenti e sulle nuove voci. In questo caso aumenta il rischio, ma diminuiscono i milioni andati in fumo. Sono suggestioni, però di sicuro serve un cambio di marcia, come dimostrano le cifre legate al botteghino della maggior parte dei titoli. La qualità delle storie in una mano e il bilancio di fine anno nell’altra.
Tralasciando i numeri, si è parlato anche di piattaforme, come Italy for Movies. Informa sulle location italiane disponibili per le produzioni, sui tipi di finanziamenti regionali, nazionali e internazionali a disposizione, con un aggiornamento costante sui set aperti. Si tratta di uno strumento che aiuta a fare rete. È proprio questa la sintesi dei giorni trascorsi a Merano: il cinema non può essere individualismo, c’è la necessità di supportarsi attraverso meccanismi condivisi ben oliati. Il dado è tratto, speriamo che le buone intenzioni possano corrispondere alla realtà.