Ci sono grandi romanzi che fin dai primi mesi dalla pubblicazione hanno avuto pronta trasposizione cinematografica e relativo trionfo di premi e al box office, altri invece con rapporti molto complicati con il cinema.
Il buio oltre la siepe è l’opera di esordio della scrittrice Harper Lee (1960). Premio Pulitzer per la narrativa nel 1961, fu da subito un successo planetario. Hollywood si interessò al romanzo ma il tema della lotta al razzismo e la struttura giudicata troppo dialogica del libro sembravano impedire la realizzazione di un film. Ci provò Alan J. Pakula insieme alla Universal, chiamando alla regia Robert Mulligan e come protagonista Gregory Peck. Il film uscì nel 1962 e vinse tre Oscar. Trionfo, in due anni, per il libro e il film.

Ci vollero invece ben trecento anni (i motivi possono essere immaginati) per arrivare alla trasposizione cinematografica di Romeo and Juliet che William Shakespeare terminò di comporre nel 1596. Ma è la storia di un altro duplice e immutabile successo. È del 1909 il primo film, cui ne seguiranno oltre quaranta, più o meno ispirati al capolavoro, tra cui quelli diretti da George Cukor (1936), Renato Castellani (Leone d'oro a Venezia nel 1954). Da menzionare Giulietta, Romeo e le tenebre (1959) di Jíři Weiss, ambientato nella Praga occupata dai nazisti, il kolossal di Zeffirelli del 1968, il musical di Robert Wise e Jerome Robbins West Side Story del 1961 (rivisitato nel 2021 da Steven Spielberg), il Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann (1996), Shakespeare in Love di John Madden nel 1998, e dello stesso anno il film di animazione, Il re leone II – Il regno di Simba.

Ma ci sono grandi romanzi senza successo nel cinema. Il caso emblematico è quello dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni sul quale una digressione è opportuna oggi che celebriamo il 150° dalla sua morte (22 maggio 1873). A dire il vero il cinema degli albori manifestò interesse per la vicenda di Renzo e Lucia. La prima trasposizione è un cortometraggio del 1908 di Mario Morais per la Comerio produzioni. Nel 1913 uscirono due film, curiosamente prodotti a Torino da due società concorrenti, con l’identica durata di 70 minuti. Il primo diretto da Ubaldo Maria Del Colle per la "Pasquali", seguito immediatamente dal lavoro di Eleuterio Rodolfi, per la “Ambrosio film", girato negli esterni a Lecco (sarà l’unica opera ambientata “su quel ramo del Lago di Como”).
Nel 1922 anche Mario Bonnard realizza una sua versione, poi discutibilmente risonorizzata nel 1934. È un kolossal e campione di incassi del 1941 il film diretto da Mario Camerini, che dopo il progetto abortito della casa di produzione Scalera, sarà il primo girato in sonoro e l’unico artisticamente degno di questo nome. Protagonisti due star del tempo: Gino Cervi e Dina Sassoli, circondati da migliaia di comparse. Dimenticabile la coproduzione italo spagnola del 1964 diretta da Mario Maffei (un improbabile western, involontaria parodia di sé stesso).

E qui la storia si interrompe: da allora non saranno più girati film ma solo sceneggiati televisivi. Sandro Bolchi nel 1967 per la Rai dirige i suoi Promessi Sposi scegliendo il lecchese Nino Castelnuovo come Renzo a fianco di Paola Pitagora (Lucia), mentre nel 1989, sempre per la Rai, Salvatore Nocita realizza la sua miniserie in 5 puntate con Alberto Sordi, Danny Quinn, Murray Abraham, Delphine Forrest, Dario Fo, Franco Nero, Burt Lancaster e altre celebrità del tempo. È del 2004 l’ultima serialità ispirata al capolavoro manzoniano: Francesca Archibugi con il suo Renzo e Lucia per Mediaset. La maggiore popolarità dei Promessi sposi, oltre il romanzo scritto, arriva in maniera inaspettata da due generi ritenuti poco ortodossi dai puristi: il musical pop rock per la regia di Michele Guardì, a teatro dal 2010 con centinaia di migliaia di spettatori, e la parodia di Marchesini Lopez Solenghi che ad inizio del 1990 ha sbancato la prima serata di Raiuno per cinque settimane.

A proposito di parodie, una seriosa fu realizzata da un insospettabile Nanni Moretti nel 1974: Come parli frate?, 54 minuti in super 8, rilettura dal punto di vista di Don Rodrigo, interpretato dallo stesso regista. E per il futuro? Qualcosa si muove, segno di rinnovato interesse. È in fase esecutiva una serie in otto puntate da 50 minuti prodotta da Picomedia con Rai Fiction, scritta da Francesco Piccolo, Giulia Calenda e Ilaria Macchia. Ma al cinema i Promessi sposi continuano ad essere assenti da mezzo secolo. Ci stava provando nel 2021 Pietro Marcello ma il progetto risulta al momento congelato. Pasolini, che nel 1960 insieme a De Concini, scrisse sul tema una sceneggiatura rimasta inedita, dichiarò l’infattibilità della trasposizione per la complessità del romanzo. Forse ha ragione, ma l’impresa ci pare non impossibile. Forse necessario un apparente tradimento del romanzo, ovvero raccontare la storia a partire dal vero protagonista che non è uno dei nubendi ma la Provvidenza, che per Manzoni è la presenza viva di Dio nella storia umana. Autori e produttori coraggiosi ne abbiamo?