“I protagonisti del mio documentario mi hanno fatto vedere la vita con una diversa luce”. A dirlo è il regista Stefano Urbanetti che ha presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Special screenings la sua opera prima dal titolo Quattro quinti.

Un docufilm sul calcio dei non vedenti che ha per protagonisti i giocatori della Roma nella fase finale della stagione: lo spogliatoio, gli allenamenti, le partite. Ognuno racconta il suo mondo interiore e come ha trasformato il deficit visivo in una bellissima risorsa.

“Questo è un progetto che ha avuto una genesi estesa durata ben quattro anni- racconta il regista-. Il risultato è tutto merito dei miei protagonisti io mi sono limitato a raccontare la splendida storia del loro vissuto. Sono state persone illuminanti per me. Mi hanno fatto anche andare oltre anche alla depressione. Nello sviluppo drammaturgico del progetto sono stato fortunato perché la realtà ha superato la fantasia: l’obiettivo dell’allenatore Sauro, ovvero quello di fare una squadra calcio per bambini, si è avverato. Come nelle migliori storie con un lieto fine”.

Ma perché questo titolo? “Il titolo ha varie accezioni. Loro vivono la vita con quattro quinti dei loro sensi. Relazionandolo alla squadra quattro quinti dei giocatori sono non vedenti perché il portiere è vedente. A un certo punto Iacopo, che ha perso la vista quando era molto piccolo, dice: ‘Una persona che ha quattro sensi batte una persona che ne ha cinque’. Molti di loro giocano meglio di chi vede. Io gioco a calcio e me la cavo. Ma alcune cose non le saprei fare. Ancora non capisco come fanno. Alcuni di loro riescono a disegnare nella loro mente il calcio e a metterlo in pratica pur non avendo mai visto giocare Maradona, Baggio o Zidane”.

E sulla squadra dice: “Sono un’associazione indipendente che non ha legami con la Roma. Non hanno sponsor. Mentre in altre parti del mondo, come il Barcellona, fanno tutti parte di una grande famiglia. Loro sono slegati dalla squadra della Roma. Adesso, forse anche grazie a questo mio lavoro apprezzato dalla dirigenza della Roma, c’è stata un’apertura verso la squadra calcio dei bambini. Milan, Inter e Juventus che sono le società che muovono più soldi e non hanno una squadra di non vedenti. Adesso pian piano si sta diffondendo questa cosa. Ma io non volevo fare un film di denuncia”.

Non è un film di denuncia, ma di problemi da denunciare ne solleva tanti. In primis, la questione dell’audio descrizione. C’è una legge sul cinema, una convenzione con le Nazioni Unite che prevede la parità in sala ovvero l’accessibilità ai film anche per i non vedenti. Purtroppo succede tutt’altro.

“Stefano Urbanetti ha trattato l’argomento della disabilità visiva e ha chiesto che il film fosse accessibile a tutti proprio per farlo vedere a tutti- dice Laura Raffaeli, presidente di Blindsight project, ODV per persone disabili sensoriali -. Lui ha semplicemente seguito le leggi che in Italia nessuno conosce. Ha tirato fuori la nostra realtà intima e grazie anche all’audio descrizione, che ha fatto Laura Giordani, sono riuscita a vedere questo film. Non ha tirato fuori pietismi, anzi forse ha reso una realtà bruta anche più soft. C’è una legge sul cinema che vincola chi prende i fondi pubblici all’accessibilità. Le produzioni per prendere il tax credit sono obbligate a fare l’audio descrizione e i sottotitoli per i sordi. Lui non li ha presi, si è autofinanziato eppure ha seguito la legge. Perché gli altri non la seguono? Quanti la stanno seguendo alla Festa di Roma? I film vanno direttamente in Cineteca Nazionale e poi li portano per la rendicontazione al Ministero. Ma non vanno in sala. Sono vent’anni che ci battiamo per questo. E gli audio descrittori spesso stanno a girarsi i pollici con tutta la produzione che abbiamo in Italia”.

A tal proposito interviene poi Laura Giordani, che ha curato l’audio descrizione di questo film: “Noi audio descrittori completiamo il film. Per renderlo fruibile a tutti descriviamo quelle scene che non sono parlate. Dunque i personaggi, i sottopancia, le scritte che compaiono sullo schermo. Ma soprattutto l’azione, l’ambientazione, la mimica facciale. C’è quindi una voce fuori campo che fa lo speaker. Poi viene inserito su un’app che in questo caso è Movie Reading e si può vedere il film insieme a tutti gli altri con le cuffiette”. Il futuro? “Ora stanno cercando di creare la prima squadra di calcio di donne non vedenti. Magari ne uscirà un altro film”, risponde Urbanetti.