Al Cinema Moderno di Lucca sembra che il tempo si sia fermato. Ha un’ampia platea, una galleria e anche le balconate laterali, elemento abbastanza inusuale da vedere oggi. La facciata è magicamente vintage, in un edificio d’epoca. Il soffitto è affrescato, ed è ancora l’originale. In un secolo non è cambiato nulla. Il nome della sala è rimasto lo stesso fin dalla sua nascita. È stata commissionata all’inizio degli anni Venti, e si trova nel cuore del centro storico di Lucca. È stato realizzato all’interno di un grande giardino, vicino allo stabilimento della Manifattura Tabacchi, all’interno delle mura della città. Costruito nel 1925, è entrato in attività due anni dopo. Era anche un teatro. Non aveva però un vero backstage, quindi si è puntato per parecchio tempo sull’avanspettacolo. Nel nostro viaggio tra le migliori monosale d’Italia, questa ha indubbiamente un design degno di luoghi storici come il Cinema Aurora di San Pietroburgo.

Il Moderno appartiene alla famiglia Gialdini dal 1938. “Il primo proprietario è stato il mio bisnonno. Il fatto che fosse nostro da sempre ci ha aiutato a superare i lunghi periodi di crisi. Banalmente, non dovevamo pagare nessun affitto. Uno stop c’è stato nel 1983, in seguito all’incendio del Cinema Statuto a Torino. I miei genitori, in via precauzionale, limitarono la platea e fecero cessare l’attività teatrale. All’epoca avevamo più di 900 posti. Sommando anche galleria e palchetti, si superavano i 1400. Adesso siamo sui 500. Qualche volta facciamo il tutto esaurito. Ho affiancato mio padre e mio fratello quando avevo vent’anni. E non ho più smesso. A Lucca si vedono solo monosale, non multiplex. Noi abbiamo anche l’Astra e il Centrale. La nostra arena estiva è stata la quarta migliore in Italia”, spiega Simone Gialdini, esercente, Direttore Generale di ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e Presidente di Cinetel.

L’anno scorso il Cinema Moderno, per il Lucca Comics, ha ospitato l’anteprima della serie Mercoledì targata Netflix, e in sala era presente il regista Tim Burton. Lucca vive anche del prestigio del Festival, che sposta migliaia di persone. Ma il cinema non dorme mai.

“La chiave del nostro successo penso sia una costante attenzione, i continui investimenti. Abbiamo sempre aggiunto qualcosa di nuovo, per mantenere livelli alti, migliorando la qualità dell’audio, del video e il comfort delle poltrone. Nel 2018 lo abbiamo completamente ristrutturato, dando un nuovo impulso. Nel 2021 è arrivato uno schermo di diciassette metri di lunghezza e otto di altezza. Adesso utilizziamo un proiettore laser. Poi ad aiutarci c’è la conformazione di Lucca. È una città che vive ancora del suo centro storico, dove è avvenuto tutto il suo sviluppo”. In questo caso la vittoria è portata dalla geografia del territorio, e da una particolare voglia di animare la città con storie di ogni genere.

La programmazione del Moderno punta sul “commerciale”. Un grande successo è stato Avatar - La via dell’acqua di James Cameron, durante le feste natalizie. A funzionare bene sono le epopee hollywoodiane, i titoli Marvel. Rispetto al 2022, i numeri sorridono: c’è stato un incremento del 54%. Il 2019 è vicino, si registra solo un -15%. Ma lo sguardo naturalmente è anche al passato. “Mi ricordo che mia madre si era innamorata di Ben-Hur, avevamo il proiettore in 70mm. Essendo la sala più grande della città, proponevamo sempre i kolossal. La stagione più forte è stata quella tra il 1997 e il 1998. Da settembre a maggio abbiamo fatto: Fuochi d’artificio di Leonardo Pieraccioni, La vita è bella di Roberto Benigni e Titanic di Cameron. In nove mesi abbiamo contato più di 120mila ingressi. All’epoca la platea era da 860 posti. Senza dubbio alcuno, fra i tre il mio preferito è quello di Benigni”.

Il Cinema Moderno ha vinto sei Biglietti d’Oro nel tempo. L’ultimo è stato nel 2022, per la categoria monosale, in città tra i 50mila e i 100mila abitanti. È tra i favoriti del 2023, anche se l’Astra sta mostrando cifre notevoli, e potrebbe riservare delle sorprese.

Simone Galdini

In chiusura Gialdini, dalla posizione privilegiata di ANEC e Cinetel, ragiona sulla situazione delle sale. “Il secondo quadrimestre del 2023 è stato entusiasmante. L’Italia non sta soccombendo. Siamo sempre stati convinti che mancasse la spinta per riportare la gente al cinema, a differenza di quello che stava capitando all’estero. Abbiamo recuperato, c’è una maggiore forza comunicativa, direi martellante. Il pubblico ha bisogno di sentir parlare di film. Preoccupa un’apparente desertificazione per quanto riguarda i blockbuster. Alcuni film medi però stanno superando le attese, come Assassinio a Venezia di Kenneth Branagh. Poi Barbie di Greta Gerwig e Oppenheimer di Christopher Nolan hanno creato uno scossone. Il 2023 penso che alla fine farà segnare 70milioni di presenze. Il 2024 dovrebbe essere in crescita, con un +10%. E la consacrazione di un ritorno allo standard a cui eravamo abituati avverrà nel 2025. Tutto questo nonostante lo sciopero degli attori negli Stati Uniti, senza il quale le cifre sarebbero ancora più alte. La speranza è che si trovi una soluzione a breve, come è successo con gli sceneggiatori”.