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Manuela Cacciamani - ANSA
Cinecittà aumenta del 60% la propria capacità produttiva. Da Mel Gibson a Ridley Scott tornano le grandi produzioni. E si punta anche molto sulle produzioni italiane.
È questo il quadro che emerge dalla presentazione del nuovo Piano Industriale di Cinecittà 2025-2029 tenuta dall’amministratore delegato Manuela Cacciamani, arrivata nel luglio scorso alla guida “in una calda giornata e forse nell’ora più buia di Cinecittà quando la preoccupazione per il futuro delle 344 persone che ci lavoravano era palpabile, il tempo per i sentimentalismi non c’era e i conti erano in rosso”.
Ora, complessivamente, i tempi sono cambiati e i ricavi commerciali previsti il periodo 2025-2029 sono stimati a 207 milioni di euro e il patrimonio netto al 2029 pari a 25,2 milioni di euro.
Grazie agli investimenti del PNRR ovvero 230milioni di cui circa 25milioni di euro destinati alla formazione e alla digitalizzazione dell’archivio, il piano strategico fotografa per Cinecittà una capacità produttiva senza precedenti e il progetto di realizzazione di 5 nuovi teatri di posa e la ristrutturazione totale di 4 nuovi teatri. Un’espansione che consolida Cinecittà come il principale distretto italiano per la produzione audiovisiva e uno dei più completi d’Europa.
Da agosto gli studi sono pieni. E tra i tanti set c’è quello del film The Resurrection of the Christ di Mel Gibson, l’atteso sequel de La passione di Cristo, che occuperà il nuovo Teatro 22. “Non ci è scappato per un pelo, stava per andare a Malta, ma lo abbiamo convinto grazie al nuovo studio 22 che ha un’altezza di 25 metri, 7 metri in più rispetto al teatro 5, che hanno convinto Gibson”, racconta Manuela Cacciamani. Gli studi ospiteranno la produzione di Roma elastica del regista francese Bertrand Mandico con Marion Cotillard, una coproduzione tra la francese Atelier de Production e le italiane Redibis Film e Dugong Films. E poi in cantiere anche il nuovo progetto di Ficarra e Picone e diversi nuovi progetti di Disney, Universal, Fox Nation. Proseguono anche gli accordi con Fremantle e Endemol Shine, che porteranno nuovi lavori nei teatri. Ad oggi si hanno difficoltà ad accogliere richieste e “abbiamo dovuto dire diversi no per l’ultimo quadrimestre del 2025”.
Cacciamani punta molto sulla diversificazione. “Tra scioperi degli sceneggiatori, incendi a Los Angeles e ora i dazi non si può più puntare solo sul cinema internazionale, quindi vorrei fare tornare a Cinecittà anche le produzioni domestiche. Il 15% del fatturato sarà destinato agli eventi come i David e si ospiteranno anche anteprime internazionali. Ci saranno poi diverse rassegne, appuntamenti, convention e incontri con le università per portare dentro le nuove generazioni”.
In programma poi diverse attività legate alle mostre e ai più piccoli che andranno con le scuole la mattina. Tra gli obiettivi anche la sostenibilità ambientale e sociale come Medicinema con lo scopo di portare i bambini in ospedale a vedere i film perché il cinema ha un potere terapeutico.
“I numeri sono ambiziosi, ma sostenibili. Prevediamo un rafforzamento delle maestranze e l’utilizzo corretto dell’IA, sostenibilità, efficienza e internalizzazione del lavoro. Vogliamo potenziare le maestranze che sono il nostro valore aggiunto. Se vogliamo mantenere questa unicità nel mondo e conservare una crescita sana e duratura. Dobbiamo preservare quello che ci ha contraddistinti. Non ho dovuto lavorare sulla conferma dell’iconicità del brand”, dichiara la Cacciamani, che infine conclude: “Non stiamo solo costruendo nuovi studi: stiamo ridefinendo cosa significa cinema in Europa. Non possiamo costruire il futuro del cinema se non valorizziamo chi, ogni giorno, gli dà forma con mani, idee e competenze. Il capitale umano di chi lavora a Cinecittà non è una risorsa, è la nostra identità. Un tax credit internazionale competitivo al 40% che ha avuto grandi risultati e tanti talenti preferiscono venire in Italia piuttosto che girare in altri paesi. Questo insieme di elementi ci ha permesso di riportare a Cinecittà tanti progetti che altrimenti non ci sarebbero stati”.