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“Ogni anno nostro padre accompagnava a turno me e mio fratello ad acquistare delle nuove scarpe da ginnastica. Quando lo arrestarono stava tornando a casa con Edoardo, lo aveva portato a comprare le Nike”. A occhi chiusi, se dovessimo datare questo incipit, diremmo: 1993. Ed è proprio l’anno messo a titolo della prima parte di Stelle cadenti, opera seconda di Laura Marzi, scrittrice, critica letteraria e dottoressa di ricerca in studi di genere.
Marzi aveva esordito con La materia alternativa, vincendo il premio John Fante per l’opera prima: era quello un romanzo sul desiderio e sul conflitto, travestito da libro sull’adolescenza e sulla scuola. Anche stavolta ci sono un contesto sociale forte e un tema politico, Mani Pulite e la decadenza strutturale delle istituzioni, e anche stavolta Marzi non gioca la partita più facile: il cambiamento italiano è solo l’occasione per creare una traiettoria accidentata, ma domestica.
Una famiglia come tante viene vissuta e restituita dalla nitida voce della figlia maggiore, Ludovica, è lei a raccontarci cosa cambia e come – come si può reagire al cambiamento, provare insieme la sottrazione e la rigenerazione di sé. Fin dall’arresto del padre, Arturo Montella, democristiano, marito di una donna di buona famiglia che tiene in cucina il ricettario di Ada Boni ma non lo segue, padre di un bambino dai capelli lunghi come una femmina e di una ragazza che si proclama leninista e gioca a occupare il liceo, Ludovica osserva, riflette, pensa più di quanto dice anche a sé stessa: “Non sapevo di far parte di un sistema che stava crollando, oppure ero consapevole che non era più possibile scostarsi, che tanto valeva aspettare comoda la fine di un’epoca?”.


Il padre sembra applicare alla vita le misurazioni e le regole del Talismano della felicità, ma poi il ricettario sociale si disintegra tra le dita mentre Ludovica, abitando l’assenza paterna dopo l’arresto, diventa donna, sperimenta l’attrazione e la contraddizione – nella seconda parte il tempo diventa rarefatto, sono dieci gli anni narrati, e infine la terza si diluisce nel presente.
Stelle cadenti ha la forza del romanzo classico, ricorda il modo in cui scrittrici come Alba de Céspedes o Lalla Romano guardavano il mondo, i tinelli e le strade narrati con gli occhi delle donne e delle ragazze per le quali la società era amara e tortuosa. Un singolare timbro novecentesco che viene sì dalla materia narrata che origina da un’altra epoca, ma si stratifica nelle robuste letture di una studiosa che si conferma in queste pagine romanziera unica, e rigorosa.
Stelle cadenti di Laura Marzi (Mondadori, 216 p., 19,00 €)