“Michael Jordan è molto intimidatorio e potente, al suo cospetto pare di stare sull’Olimpo. Eppure, mi ha commosso: riverenza, rispetto, adorazione e amore, quando mi ha parlato di sua madre mi ha semplicemente scioccato, e ho capito che era questa la storia da raccontare”. Ben Affleck torna dietro la macchina da presa per Air – La storia del grande salto, che inquadra la partnership siglata nel 1984 tra il giovane Michael Jordan e la nascente divisione basket della Nike: il lancio del marchio Air Jordan rivoluzionerà lo sport e la cultura contemporanea.

In anteprima italiana il 31 marzo al Bif&st e dal 6 aprile in sala, segue la contrattazione tra il leggendario e anticonformista manager della Nike Sonny Vaccaro, incarnato da un imbolsito Matt Damon, e appunto la madre di Michael, Deloris, per cui lo stesso cestista ha posto una condizione inderogabile: a interpretarla avrebbe dovuto essere la EGOT Viola Davis, e - sorride Affleck – “come puoi rifiutarti se a chiedertelo è il ‘goat’, il più grande di sempre?”.

Affleck per il visionario patron della Nike Phil Knight, nell’ottimo cast anche Jason Bateman, Chris Tucker, Chris Messina, Marlon Wayans e Julius Tennon, il film frulla sogno americano e Cenerentola, estro individuale e sinergia aziendale, facendo di marketing promessa esistenziale: “Una scarpa è solo una scarpa finché qualcuno non ci mette piede”.

Dice ancora Affleck, incontrando la stampa via streaming, “è una storia su Deloris Jordan e su ciò che lei significa per Michael, ed è emblematica di ciò che tante madri devono aver significato per così tanti atleti e intrattenitori e persone in questo settore che sono spesso molto giovani, e spinti in un mondo di fama e denaro che può creare confusione”.

Parlando con Jordan, Affleck gli ha prospettato “una favola, una parabola, un racconto ispiratore”, precisando che “mi prenderò delle libertà per un'ora e 30, 40 minuti, ma non voglio violare nulla che sia importante o vero per te”. E Michael lo ha sorpreso: “Non era tipo, beh, dobbiamo parlare di quando ho fatto questo e ho fatto quello, al contrario, ha parlato solo di altri esseri umani. Voleva assicurarsi che altre persone significative per lui fossero incluse nella storia”, quali il suo allenatore alle Olimpiadi del 1984 George Raveling (Marlon Wayans), il consulente Howard White (Chris Tucker) e il padre James (Julius Tennon, marito di Viola Davis nella vita).

Assicurandosi la Davis nel cast, Affleck ha coronato l’ambizione di una carriera intera: “Ho pensato sempre che ce l'avrei fatta davvero come regista se avessi avuto Viola Davis nel mio film”.

Matt Damon conferma: “Ben ci ha detto che sentiva di dirigere Davis come uno di quei sogni ambiziosi e impossibili”, e scherza: “Ovviamente non si sentiva così nel dirigere me”.

Venendo a Sonny Vaccaro e ai colleghi, l’attore spiega: “Tutte queste persone, in modo indipendente l'una dall'altra, hanno parlato di questo periodo con tanta nostalgia. Noi stavamo cercando di palesare e ricordare agli spettatori che allora quelle persone erano i perdenti, che invero è un modo assai strano di pensare a Nike. Prima di quell’incredibile accordo erano davvero dei rinnegati, una sorta di outsider”.

Viola Davis accredita a Deloris una “imperturbabilità zen: è quello che vedo in questa donna incredibile. Mi chiedo se giocasse a poker” e interviene Damon: “Sì, Deloris ha vinto la più grande mano di poker!”.

L’attrice EGOT, ovvero vincitrice di Emmy, Grammy Oscar e Tony, loda poi il regista Affleck: “Ci sono molte volte in cui vai sul set e non ti fidi di nessuno, perché ci sono molte persone nella nostra professione che non sanno cosa stanno facendo. Tutti vedono il risultato di un film o di una carriera, ma non vedono il viaggio, che è il processo in cui intendi l'abilità artistica. Con Ben sai che ti ha scelto per un motivo, hai fiducia in lui. Quella fiducia, quell’amore per il lavoro che la scuola, la formazione ti ha pregiudicato”.

Rammenta lo sceneggiatore Alex Convery, “durante il lockdown ho guardato The Last Dance, e c'è una piccola sequenza di cinque minuti su Nike e la genesi delle Air Jordan. Ero a un punto della mia carriera in cui stavo cercando di scrivere una sceneggiatura che venisse notata, quindi dovevo spiegare il film in una frase: è la storia di come la Nike ha ottenuto Michael Jordan. Ma trovare sia Sonny che Deloris ha significato davvero qualcosa per me, ha elevato Air al di sopra di un semplice film su una scarpa”.

Affleck e Damon hanno deciso di trasformare questa sceneggiatura finita nella Blacklist di Hollywood: “Tutti abbiamo dei sogni. Vogliamo realizzarli, ma tutti ci dicono che non possiamo farlo. E solo il fatto che quest'uomo l'abbia realizzato… Michael Jordan ha generato qualcosa di iconico, l’accordo con Nike per questa scarpa ha cambiato radicalmente la cultura pop”.

Prima che Jordan firmasse il contratto, Nike aveva una quota di mercato del 17% nel basket, dove Adidas e Converse la facevano da padrone: Michael voleva accordarsi con una di queste società, ma Sonny e Deloris avrebbero creato un precedente rivoluzionario – una percentuale a Michael per ogni Air Jordan venduta – nelle contrattazioni tra gli atleti e la aziende.

C’è un aspetto metacinematografico, un gioco di specchi tra quell’accordo e la società di produzione Artist Equity fondata l’anno scorso da Affleck e Damon, amici di lungo corso e premi Oscar per la sceneggiatura originale a quattro mani di Will Hunting – Genio ribelle. La casa, che ha prodotto Air con Amazon Studios, segue un modello di profit-sharing per garantire migliori condizioni a tutti gli impiegati nella filiera: “Stiamo cercando di cambiare un po' le cose, ed è molto difficile, perché abbiamo un modello ereditato dagli anni '30 e '40 che disciplina i modi in cui la proprietà e il compenso sono stabiliti. Quell'accordo non solo ha cambiato la vita di Michael, ma – evidenzia Affleck - ha avuto un effetto a catena da centinaia di miliardi di dollari per gli atleti. Io e Matt stiamo cercando di fare un passo simile, perché riteniamo che solo così si ottenga il migliore lavoro. Spendere di più per le persone più dotate: vogliamo riconoscerle e valorizzarle”.

Ben Affleck ha ricevuto un’altra statuetta, miglior film, per Argo, da lui diretto e interpretato nel 2012. Air è stato presentato in anteprima al SXSW di Austin, Texas, come l’anno scorso Everything Everywhere All at Once. Insomma, i precedenti sono lusinghieri.