Più sgradevole, esangue e puzzolente del vampiro Edward Cullen (Robert Pattinson), eppur migliore. E' lo zombie R (Nicholas Hoult), carne putrida e anima tenera (colleziona vinili di buon gusto: Bob Dylan, Joni Mitchell, i Guns), esemplare unico tra quelli della sua specie: sono ex umani colpiti da una terribile e non meglio precisata epidemia, catatonici, afasici ed emiparetici, morti viventi stipati in vaste aree lasciate alla natura, una dead town di carcasse, garage mefitici e aeroporti abbandonati. Sono il pericolo pubblico n°1 per i survivors della specie americana, umana per sineddoche, che vivono al di qua del muro, in netta minoranza. Solo un miracolo potrebbe impedirne l'estinzione. E il miracolo avviene, provocato dall'amore di R(omeo) per Julie(tta).
Dai vampiri agli zombie il passo è breve: ci troviamo in una riesumazione di Twilight in salsa saprofita? Non proprio. A dispetto delle analogie (stessi produttori, benedizione di Stephenie Meyer e un best-seller letterario all'origine), questo Warm Bodies - ideale sottotitolo: La sua droga si chiama Julie - promette di essere un atto unico, dispensa buonumore, ha un regista dal pedigree riconoscibile: Jonathan Levine. Che infonde al film una certa noncuranza, un taglio ironico, una vena surreale. Il che non guasta.
Se a questo si aggiunge la capacità di far propria la metafora degli zombie, intesa come malattia dell'anima o disagio psichico o ambedue, i cui sintomi - apatia, mutismo, mancanza di sonno, esplosioni di rabbia improvvise - potrebbero essere riscontrati in qualunque disadattato metropolitano dei giorni nostri, allora ecco che il film diventa un episodio solo leggermente più lieve - e narrativamente più esile - nella filmografia dell'autore (Fa la cosa sbagliata, 50 e 50, entrambe incentrate sul tema della seconda possibilità e della guarigione).
Ravvivato dalla buona vena dei "morti" Hoult e Corddry, dall'onesto coinvolgimento di John Malkovich, da una buona selezione musicale e dai colori lisergici della fotografia di Javier Aguirresarobe, Warm Bodies seppellisce per sempre la tronfia, ottusa serietà di Twilight senza perdere un grammo di romanticismo. E, speriamo, nemmeno uno dei suoi spettatori.