Stare (o non stare) insieme a Manhattan: è questa la sinossi di Uomini & Donne, commedia sentimentale firmata da Bart Freundlich. Dopo l'esordio I segreti del cuore e World Traveller, il regista dirige per la terza volta Julianne Moore, sua moglie dal 1997. Accanto a lei, un ottimo cast con David Duchovny, Maggie Gyllenhaal, Billy Crudup, Eva Mendes ed Ellen Barkin impegnati, chi da protagonista, chi da antagonista, a riscrivere le regole della convivenza amorosa. Che non è facile si sa, o almeno si dovrebbe sapere, ma sullo schermo è una consapevolezza che apre scenari usurati, esausti, non più capaci di offrire prospettive minimamente interessanti. Tra dicotomie (rigorosamente al femminile) carriera-famiglia, casalinghi affetti da priapismo, ragazze che studiano da spose e ragazzi "io vivo alla giornata", Uomini & Donne si avvicina pericolosamente all'omonimo televisivo targato Maria De Filippi. Forse per una perfetta congruenza mancano solo i tronisti, ma a Manhattan ormai impera (sic!) l'übersexual, per cui tocca accontentarsi. Il titolo originale suona Trust The Man: un buon consiglio, da non prendere ironicamente, eccetto che per Freundlich. Peccato, perché gli attori sono affiatati, le musiche dell'aronofskyano Clint Mansel suggestive, qualche sequenza - quelle mutuate dalla propria vita privata, Freundlich dixit - perfino gustosa, ma il rosa ineluttabilmente stinto.