Che fare se scopri che il marito della tua migliore amica, da poco passata a miglior vita, ama travestirsi da donna? È ciò che accade a Claire, protagonista del nuovo film di François Ozon. Lo spunto per una commedia en travesti è presente nella cinematografia francese almeno dal memorabile Il vizietto di tognazziana memoria, ma qui il regista transalpino mescola, in modo non sempre convincente, humour e dramma, puntando a quell’analisi dell’ambiguità sessuale che ha tanta parte nel suo cinema.

Il desiderio di confrontarsi con un soggetto più lieve, rispetto al precedente Giovane e bella, porta così Ozon a innestare alcuni dei suoi temi abituali (complessità dei sentimenti, natura del desiderio) su di un pas de deux tragicomico, imperniato sulle performance di Anaïs Demoustier (Claire) e soprattutto di Romain Duris (David/Virginia), gigioneggiante androgino tra qualche pausa di troppo e uno script essenziale, infarcito di ammiccamenti freudiani.

Da un soggetto simile, ispirato a un racconto di Ruth Rendell, Almodóvar avrebbe tratto un carnevale grottesco di umanità febbrile: Ozon si accontenta di narrarcelo con piglio distratto, cercando forse la favola ma costruendo un quadro poco coinvolgente.