L’orrore corre sul DTX 101 per Busan. Il treno della paura porta un carico di morte senza precedenti, e si propone come baluardo dei diritti in una società oppressa. Siamo in Corea del Sud, dove la rigidità e il rigore in negativo regnano sovrani. L’alto papavero della borghesia cittadina indica il barbone per minacciare suo figlio: “O studi con costanza o quello è il tuo futuro!”. Idee diverse, destini comuni: quando si lotta per la vita si diventa tutti uguali, e anche il senzatetto può rivelarsi un eroe. Busan è una meta immaginaria, è il capolinea di un modo di vivere sbagliato che non contagia solo l’Oriente. Il virus siamo noi uomini, che come zombie ci infettiamo a vicenda per trasmettere un’ideologia malata. Non c’è cura, l’antidoto non si trova: l’unica speranza sta nello sguardo dei bambini, ancora puri prima che il morso dell’egoismo li trasformi in bestie dagli occhi bianchi.

Seok-wu è un padre devoto e un manager di successo. Vive in una bella casa, ha una figlia meravigliosa, ma è divorziato. Non ha tempo per la sua bambina, perché deve lavorare, e la nonna si prende cura della piccola mentre lui gestisce grandi patrimoni. Un giorno, sul treno per Busan, incontra la mutazione, e ancora una volta i non morti  risorgono per punire l’umanità. Le ricerche scientifiche si sono spinte oltre il limite, e hanno creato il flagello di un mondo che non vuole ammettere le proprie colpe.

Yeon Sang - ho è uno dei registi più acclamati in patria, che, sempre nel 2016, ha realizzato l’ideale prequel Seoul Station, uno zombie movie elogiato da critica e pubblico. Ha raggiunto il successo con il cartone King of Pigs, una storia di denuncia contro il sistema in cui vive, fatto di troppe gerarchie e di nessuna attenzione per l’individuo. Così Train to Busan si discosta dai film di genere e punta a una riflessione più alta. Non conosceremo mai l’origine del male, perché è inutile interrogarsi sul passato: bisogna agire subito per fermare il massacro, altrimenti tutto sarà perduto. Nel film si può intuire la fuga di un agente patogeno da un laboratorio, ma le domande vengono da un sentimento più profondo, che s interroga sul futuro dell’umanità.

Gli zombie seguono le orme di Romero, ma si spingono ancora oltre per farci riflettere. Il ritmo del film è serrato, le idee di racconto sono spesso sorprendenti, e le soluzioni ovvie non piacciono al regista. La moda lanciata da The Walking Dead viene abbandonata, perché l’obiettivo non è solo d’intrattenere il pubblico ma di coinvolgerlo. Le ingenuità di World War Z non si ripetono, e le influenze dello Snowpiercer di Bong Yoon  impreziosiscono il live action.

Train to Busan è un horror di prim’ordine che ci  inchioda alla poltrona. I protagonisti rappresentano le paure, le ansie e i mostri che dormono in ognuno di noi. Forse si salveranno, forse no, ma almeno avranno lanciato un monito per quelli che verranno. La luce in fondo alla galleria esiste, dobbiamo solo aprire gli occhi e renderci conto che siamo al buio.