Storia curiosa, quella che si è sviluppata attorno a questo film. The Queen of Spain è il sequel di un grande successo del cinema spagnolo datato 1998, La niña dei tuoi sogni (18 candidature e 7 vittorie ai Goya, incassi pari a un miliardo e mezzo di peseta ciò quasi 10 milioni di euro), sorta di commedia in tempo di guerra (nello specifico quella civile della seconda metà degli anni Trenta) alla Vogliamo vivere! e diretta da quel Fernando Trueba che pochi anni prima aveva vinto l’Oscar per il miglior film straniero con Belle époque.

Realizzato nel 2016, a distanza di diciotto anni, con lo stesso cast e l’ormai star consacrata Penélope Cruz impegnata anche nella produzione, è stato un clamoroso tonfo al botteghino, complice anche un presunto boicottaggio contro il regista, accusato di sentimenti antipatriottici. Pressoché dimenticato, arriva da noi grazie a 102 Distribution all’interno del catalogo di Amazon Prime Video. Non un grande film, a onor del vero, ma con dei valori di produzione che lo rendono un rispettabile esempio di un cinema d’impianto piuttosto tradizionale.

Il racconto riprende un po’ di anni dopo, alla metà del decennio dei Cinquanta, con Macarena Granada, diventata ormai star hollywoodiana, che torna nella Spagna franchista per interpretare la regina Isabella di Castiglia in una prestigiosa coproduzione in costume tipica del periodo. Durante le riprese, Macarena incontra ex amici e colleghi, si innamora di un ragazzo della troupe e conduce una folle spedizione per liberare un combattente della Resistenza.

Recuperando quella spericolata sintesi tra il tono ironico della commedia popolare e la denuncia civile contro il potere autoritario, The Queen of Spain si riallaccia al filone, che ciclicamente ritorna, della rilettura umoristica di una tragedia collettiva (La vita è bella, Train de Vie, Jojo Rabbit). Rispetto alla Niña si sente la mancanza del co-sceneggiatore Rafael Azcona, che conferiva alla storia un carattere più corrosivo, ma resta il tema della finzione come chiave d’accesso e di comprensione alla realtà.

© 102 Distribution
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“Cinema di papà” che si riverbera più come automatismo che per scelta consapevole, quasi non ci fosse essere altro modo di mettere in scena una storia del genere se non secondo i canoni del passato, il film di Trueba costeggia la possibilità del classico senza mai trovare la quadra per provare ad esserlo davvero. Eppure il consumato regista sembra chiedersi proprio questo: ha ancora diritto di cittadinanza un film che non si nasconde dietro l’ipotesi di qualcosa che non può e non vuole essere?

Esito di una formula dove ogni elemento ha una sua funzione precisa (il divismo allo specchio, il titolo del film che coincide con quello del film-nel-film, il tema del travestimento, la recitazione usata con valore politico, l’arte militante, la nostalgia per un’industria perduta, l’utilizzo della cinefilia…), The Queen of Spain si regge sull’istrionismo degli interpreti, a partire da una Cruz divertita e gigionesca, pienamente cosciente del suo ruolo dentro e fuori lo schermo. Cast bizzarro, dalle star iberiche Javier Cámara e Chino Darín al maestro messicano Arturo Ripstein fino alla vecchia gloria Clive Revill (è il sonnacchioso regista hollywoodiano).