The Neon Demon - NWR. Si apre così, con un fondale di colori saturi e la martellante prima traccia dello score (notevolissimo) di Cliff Martinez l'attesa, nuova fatica di Nicolas Winding Refn, appunto NWR. Un logotipo, un'etichetta, una "marca", da schiaffare sotto il titolo de film.

Dove finisce il gusto per la satira feroce e dove inizia la pericolosa deriva di una megalomania incontrollabile? È questa, più di ogni altra, la domanda che bisogna porsi di fronte ad un'opera simile. Perché nulla di quello che The Neon Demon vuole davvero "raccontare" non è già stato raccontato, e meglio, da altri cineasti. Si pensi, ad esempio, al Mulholland Drive di David Lynch, che proprio a Cannes (dove il film di Refn è stato perlopiù deriso), 15 anni fa, vinse il premio alla miglior regia.

Qui, poco importa, "l'allegoria" non è sulla vacuità e l'ipocrisia del mondo del cinema, ma sulla vacuità e sul cannibalismo del mondo della moda. Ma se il genio di Lynch riusciva a riempire in maniera dirompente quel vuoto, la maniera estetizzante di Refn non fa altro che rifletterne, amplificarne la portata. Un'eco infinita di horror vacui, un'escalation di frammenti con cui ricordarci quanto grande è il suo gusto di mostrarsi piuttosto che l'effettiva urgenza, necessità di mostrare. Un atto autoerotico e necrofilo - proprio come quello in cui si produce la truccatrice interpretata da Jena Malone - finalizzato alla solitudine.

Dov'è finita la lurida potenza di Pusher, dove si è perduta la follia "iconoclasta" di Bronson, dove si nasconde la gloriosa violenza di Valhalla Rising? Dov'è finito Nicolas Winding Refn? È come se dopo l'esagerato successo ottenuto con Drive, il regista danese (già con il successivo Only God Forgives) abbia perso il senso di un fare cinema che sta piano piano diventando solamente forma, in nome di quell'assioma "la bellezza è tutto" pronunciato dal fashion designer interpretato da Alessandro Nivola. Ma della sostanza, della storia di Jesse (Elle Fanning), sedicenne arrivata a Los Angeles con il sogno di diventare una top model, interessa davvero a qualcuno? Di certo non a chi le sta intorno (tranne forse ad un fotografo sfigato che naturalmente andrà in bianco), men che meno al regista, meno che mai allo spettatore.

Elle Fanning e Nicolas Winding Refn sul set di The Neon Demon
Elle Fanning e Nicolas Winding Refn sul set di The Neon Demon
Elle Fanning e Nicolas Winding Refn sul set di The Neon Demon
Elle Fanning e Nicolas Winding Refn sul set di The Neon Demon

Certo, è voluto, è tutto un "gioco attraverso il quale portare all'esasperazione un concetto che iperestetizzando la forma mira a destabilizzare l'oggetto della questione"... Ecchissenefrega? Come se già non bastassero i giochini con cui per anni Lars von Trier ha tentato di prendersi gioco di chi andava a vederlo. Almeno in quel caso c'era partito dall'inizio, ad anteporre la provocazione al cinema. Tu no, tu caro NWR ci avevi illusi che un altro cinema era possibile, che il ghigno di Bronson potesse sgretolare qualsiasi cosa. E invece eccoci qui, morti sanguinanti con un braccio penzoloni sul divano, ad assistere inermi a questo delirio di falsa onnipotenza. Divorati dalla noia in questo diorama senza uscita pieno di luci e musiche ipnotizzanti. Che si ripete, stanco, fino a quando, sazio, non rivomita il nostro stesso occhio.

Addio NWR, è stato bello finché è durato.