Una coppia male assortita, Margot (Anya Taylor-Joy) e Tyler (Nicholas Hoult), un'isoletta al largo degli Stati Uniti nordoccidentali, una cena con altri (un)happy few, un ristorante esclusivo, Hawthorn, istruito e dominato da uno chef, Julian Slowik (Ralph Fiennes), di valore mondiale.
Il menù degustazione è sontuoso, le sorprese incredibili – e letali. A tavola siedono anche tre tech-millionaire Bryce (Rob Yang), Soren (Arturo Castro) e Dave (Mark St. Cyr); una coppia di anziani e facoltosi habitué, Anne e Richard (Judith Light e Reed Birney); il celebre critico gastronomico Lillian Bloom (Janet McTeer) e il suo caporedattore Ted (Paul Adelstein); una star del cinema di mezz’età (John Leguizamo) con la sua assistente Felicity (Aimee Carrero): veglia su di loro la ferrea Elsa (Hong Chau), ma il crescendo non risparmierà – quasi – nessuno.
È The Menu, diretto da Mark Mylod, scritto da Seth Reiss & Will Tracy, in cartellone alla XVII Festa del Cinema di Roma e dal 17 novembre nelle nostre sale.
Targato Searchlight Pictures, abbina eccellenza culinaria e critica sociale, esalta il palato e stigmatizza il privilegio, affondando i denti nella sperequazione, la sempiterna: chi ha il pane non ha i denti, e viceversa.
Non mancano elementi di pregio, dagli impiattamenti alle scenografie, ma il “palatabile” fighettismo del contesto rivela ben presto una satira bulimica, meglio, astenica: ben presto abbandoniamo anche la più pallida eco di Marco Ferreri, La grande abbuffata, salutiamo da lontano i riverberi di Peter Greenaway, Il ladro, il cuoco, sua moglie e l’amante, e financo archiviamo – sul piano più strettamente conviviale – chicche di gusto e sostanza quali Il pranzo di Babette e Tampopo e – sul piano più strettamente coevo: leggi, lotta di classe – Squid Game o Parasite.
Non può, invero, stupire: i riferimenti di The Menu non sono cinematografici, ma social, insomma è un film in tutto e per tutto instagrammabile, ma proprio nella poetica e nello stile. Un compendio per dei giovinetti di bocca più ignorante che buona: su Netflix farebbe sfaceli, e non, non vuole essere un complimento.
Malgrado il curriculum di Fiennes evocherebbe altri esiti, però con perfetta aderenza a nostra signorina delle miracolate Anya Taylor-Joy, il dramma si risolve dunque in un reel doviziosamente coreografato, tirato per le lunghe e abbandonato nel piatto..
Senza colpo ferire: le vampe satiriche sono a uso e consumo di marshmallow (e poco più…), la carne al fuoco inappetente, il rumore tanto per nulla.
“Un buon cuoco dev'essere?”, chiedeva Ugo chez Ferreri, “…un perfetto chirurgo!”, rispondeva Philippe: nel caso quello di The Menu è un chirurgo estetico, impegnato in una blefaroplastica. In diretta su Instagram.