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@Michael Zelniker
Le storie d’amore hanno tante forme, anche al cinema. L’intuizione del regista Michael Zelniker è stata di rappresentare un rapporto viscerale con il nostro pianeta, un grido d’allarme che richiama l’attenzione. The Issue With Tissue: A Boreal Love Story non è il classico documentario ecologista. Raccoglie certo interviste, pareri di esperti, ma si immerge in una vicenda quasi sconosciuta. Non si sa molto delle comunità indigene che vivono nella foresta boreale. In pochi si soffermano sul fatto che il loro mondo sia minacciato dall’espansione industriale. Gli alberi vengono distrutti per produrre carta. Sta sparendo uno dei più grandi polmoni verdi del nostro pianeta.
Zelniker si addentra nella vegetazione, scopre vite in crisi, un universo che sta implodendo. Il suo è uno spirito legato all’inchiesta, che trova un equilibro col genere. Ma bisogna analizzare il sottotitolo: A Boreal Love Story. Perché il film è anche una lettera appassionata, veicola un sentimento potente. Invita non solo a costruire un futuro sostenibile, ma a non fermarsi alle apparenze. Le testimonianze degli anziani della comunità si mescolano a quelle degli scienziati. Il risultato è un affresco corale.
In La canzone della Terra di Margreth Olin veniva immortalato il susseguirsi delle stagioni, prendendo come punto di riferimento alcune maestose vallate norvegesi. Il focus era quindi quello della memoria, nella comunione tra uomo e natura. Allo stesso modo Zelniker si focalizza sull’andare del tempo, cattura il cambiamento, si muove tra presente e passato, nella speranza di raggiungere un domani positivo e inaspettato.
The Issue With Tissue: A Boreal Love Story è un saggio su quello che rischiamo di perdere, un monito. È girato in modo rigoroso, mai retorico, con la spinta e l’umiltà di chi vuole essere testimone e non protagonista. Il filone del doc ecologista è necessario e ormai ben rodato. Coinvolge anche divi come Leonardo DiCaprio con Punto di non ritorno - Before the Flood. Ma Zelniker fa un passo in più. Si concentra sul particolare per raggiungere l’universale. E cerca di fare in modo che quel “punto di non ritorno” possa essere sempre più lontano.
Il film è stato presentato in anteprima fuori concorso al Taormina Film Fest.