Come and see. L'indizio che un serial killer fulminato dall'Apocalisse di Giovanni lascia ogni volta sulla scena del crimine sarà utile forse al detective Aidan Breslin per sbrogliare la matassa, ma potrebbe trarre in inganno lo spettatore ingenuo: in The Horsemen di Jonas Åkerlund - thriller esoterico con ricadute familiari - c'è poco da vedere. Zero sorprese, poca suspense, nessuna eredità da lasciare ai posteri. Anzi. La sceneggiatura sembra ciclostilata con le pagine di ben più attrezzati modelli: da Seven e "i suoi fratelli" (Il collezionista di ossa, Saw e I segni del male, i riferimenti scoperti) - da cui saccheggia struttura a rebus ed echi millenaristici - al thriller psicologico stile Thomas Harris, qualora le ambiguità metafisiche di un Hannibal Lecter si possano credibilmente sostituire con le farneticazioni della poco "mostruosa" Zhang Ziyi . La tensione latita, Dennis Quaid non luccica. L'attore si accoda senza colpo ferire alla lunga colonna dei suoi predecessori, indossando i panni del classico investigatore disilluso e amareggiato. Talmente preso dal lavoro da perdere di vista i suoi doveri di padre, e così smanioso di fare giustizia da non vedere le colpe che sanguinano tra le quattro mura di casa.