Patagonia, 1960. Un medico tedesco incontra una famiglia argentina e la segue in un lungo viaggio attraverso il deserto fino alla cittadina di Bariloche. Qui Enzo, Eva e i loro tre figli sono intenzionati a rimettere in sesto e riaprire un albergo vicino al lago di Nahuel Huapi. Molto distinto nei modi e nei comportamenti, il medico prende alloggio nella grande casa e a poco a poco, ottenuta la fiducia della famiglia, conquista l'attenzione di una delle figlie, Lilith 12 anni. Su di lei, molto minuta per la sua età, l'uomo comincia a effettuare una serie di esperimenti, aventi come obiettivo lo sviluppo in tempi rapidi dell'altezza. Quando qualcosa comincia a non funzionare e Lilith si ammala, si aprono forti contrasti e l'uomo viene invitato ad andare via. Il finale arriva quando si diffonde la notizia che il Mossad ha catturato Adolf Eichmann per processarlo in Israele. Così la Storia, con la S maiuscola, entra con urgenza nel copione di The German Doctor- Wakolda, che la regista argentina Lucia Puenzo ha diretto partendo dal proprio romanzo omonimo.
“Sia il libro che il film –dice- poggiano su una combinazione di fatti storici reali e di fiction. Mengele (è lui il ‘German doctor') visse in Argentina per 4 0 5 anni. Di fronte alla cattura di Eichmann, fece perdere le tracce e riapparve in Paraguay sei mesi dopo. Dentro questi sei mesi si colloca la vicenda raccontata”.  Puenzo è brava ad imprimere alla prima parte un giusto taglio tra sospetto e suspence, sullo sfondo di una natura incontaminata, dove il mistero sembra avere campo libero per agire indisturbato. Quando l'immondo obiettivo del dottore è ormai evidente, il gioco mostra la corda e il copione perde mordente. Viene meno quella dialettica arrabbiata e corrosiva che aveva caratterizzato XXY, il suo primo film nel 1997. Anche la scelta e la direzione degli attori non sembrano del tutto priva di errori. Il merito comunque resta: quello di aprire uno squarcio di Storia certamente poco conosciuto e raramente indagato.