Lauren Cohan torna su un set horror e si conferma una scream queen di primo livello. Nota al grande pubblico per il ruolo di Maggie nella serie tv The Walking Dead, la brava e bella Cohan ha modo, con The Boy, di rivelare spiccate doti attoriali, forse troppo a lungo tenute nascoste. Ma se la protagonista risulta impeccabile, altrettanto non si può dire per l’horror diretto da William Brent Bell che ha conquistato gli U.S.A., totalizzando nel giro di poche ore dalla pubblicazione del trailer ben 5 milioni di visualizzazioni. Il copione, scritto da Stacey Menear, tende a mescolare elementi innovativi a canoni stilistici classici e ormai passati.

Greta (Lauren Cohan), giovane donna americana, fugge da una relazione morbosa e pericolosa. Accetta un impiego come baby sitter in un piccolo villaggio inglese, ma una volta nella villa dei coniugi Heelshire la ragazza scopre che dovrà prendersi cura non di un bambino di 8 anni, bensì di un bambolotto. L’anziana coppia si allontana per una vacanza affidando Brahms, il bambolotto, a Greta. Isolata e sola, la ragazza si accorge che per ogni regola infranta, hanno luogo strani fenomeni. Terrorizzata, Greta chiede l'aiuto di un uomo del posto, Malcolm (Rupert Evans), l'unica altra persona a lavorare per gli Heelshire.

Il soggetto di base non è del tutto convenzionale: una baby sitter assunta per badare a un bambolotto trattato come fosse un vero e proprio infante è un’idea che certamente agevola The Boy ad emergere da un marasma di remake, reboot, sequel e prequel che ormai da anni affliggono il panorama horror. Ma se il punto di partenza risulta ottimo, purtroppo lo sviluppo della trama comporta una spiacevole caduta nella banalità: l’abitazione (ovviamente in stile gotico) sperduta e isolata, la figura infantile quale elemento orrorifico, la bambola probabilmente posseduta….

Non mancano i rimandi a pellicole datate e recenti, dai classici immortali Chucky ad Halloween, non tralasciando il filone gotico targato Hammer, sino a giungere ai più recenti Annabelle e The Conjuring. Solo per citarne alcuni. Sì, perché The Boy dopo la prima mezz'ora non sembra riuscire a fare a meno di tributi e citazioni, imitazioni e repliche di altri lavori. Lo stesso personaggio mostruoso si presenta come un mix perfetto tra Michael Myers e Jason Vooresh. Ma non sperate in uno slasher perché The Boy può essere definito, se proprio lo si vuole catalogare, un thriller a tinte horror. L’intero girato pecca di un grave fattore: l’assenza di suspense. Neppure le musiche di Bear McCreary sembrano animare il film, purtroppo piatto e in cerca di una propria identità tra mille rimandi. Un plauso per il triste e complicato tema dello stalking affrontato nel film. Forse a spaventare realmente lo spettatore è più il personaggio di Cole (Ben Robson) che non Brahms o le urla della Cohan. Un’idea che poteva svilupparsi meglio.