Anche l’Uomo Pipistrello oggi non può sottrarsi al potere delle immagini. L’atto di coraggio di Matt Reeves è di prendere l’eroe e rifondarlo, azzerando il passato. Spesso ci si dimentica che Batman è il più grande detective al mondo. Per questo The Batman si apre con una soggettiva coraggiosa, uno sguardo.

In quel misterioso scrutare, Reeves riversa le sue passioni cinefile, passando da Hitchcock. Ma ancora una volta si dimostra attento alla realtà. Non per niente è l’autore di uno dei film più importanti sul post 11 settembre: Cloverfield. Il terrore venuto dallo spazio qui ha toni più profondi. La vera bestia è dentro a Bruce Wayne, protagonista di un universo trasformato, che rivendica la propria identità.

Robert Pattinson è il volto di un paladino giovane, dilaniato, perfettibile, che cerca di scendere dalla torre del potere per donarsi alla gente e portare la luce. La lotta tra il Bene e il Male, tema cardine della trilogia diretta Christopher Nolan, qui assume nuovi significati. Batman deve salvare Gotham per redimere sé stesso. La sua è una lotta per la sopravvivenza che esula dai criminali della città, e attacca direttamente i suoi demoni. Il percorso è inverso rispetto a molti personaggi di Orson Welles: aprirsi per non affogare, invece di chiudersi nella prigione del potere.

 

Reeves sa che oggi l’unico modo per trovare una propria voce è lo sguardo. Mette la macchina da presa negli occhi del nemico, ci fa entrare nella sua mente, fin dai primi minuti. E poi ancora, quando è Wayne stesso a voler prendere possesso della vista di Catwoman, la femme fatale del film, con i tratti di Zoë Kravitz.

The Batman è anche un noir, un omaggio al cinema degli anni Settanta e a quello postmoderno. L’influenza di David Fincher vive nelle follie dell’Enigmista, che sembra uscito da Zodiac prima di scatenare l’apocalisse. Reeves sceglie di osare, di cancellare i suoi predecessori. Si discosta dalle forme espressioniste di Tim Burton, rifiuta i suoi toni favolistici per immergersi in un presente infernale. Ribalta la prospettiva di Batman – Il ritorno: le doppie personalità, le doppie esistenze lasciano senza via di scampo, e costruiscono universi incapaci di sfiorarsi. Cancella la dimenticabile orgia di effetti speciali messa in piedi da Joel Schumacher, elimina il gigantismo di Zack Snyder.

E Nolan? Avvicinarsi a Il cavaliere oscuro resta ancora oggi un’impresa ardua. Ma Reeves vuole andare oltre, innalzare un Bat-Universo senza precedenti. Gioca con la tensione, la sua Gotham è un luogo cupo, in cui piove sempre, come se fossimo in Blade Runner. Sono pochissime le sequenze diurne, a dominare è la notte, con alcune splendide albe e tramonti. Cast d’eccezione, con un inquietante Paul Dano, un irriconoscibile Colin Farrel e un diabolico John Turturro.

Sono tutti parte di un ingranaggio più grande. Batman stesso è la pedina di una società oppressa, sull’orlo del baratro. La sua fragilità destruttura i lineamenti del paladino mascherato, che improvvisamente si fonde con le persone comuni. Batman è uno di noi. Reeves è il demiurgo, mai spettatore, sempre parte integrante. Invita a farsi travolgere, come nel suo Lasciami entrare, circoscrive il raggio d’azione per far aumentare l’angoscia. È uno dei pochi che sa realizzare blockbuster intimisti, scatenando la potenza del budget e cavalcando l’emozione. Sorge una nuova saga? Possiamo solo sperarlo.