Primo film ambientato nel passato per Kiyoshi Kurosawa, che porta in gara a Venezia 77 Spy no tsuma (Moglie di una spia), storia che in Giappone è stata recentemente già affrontata in un film per la televisione oltre ad un adattamento manga uscito lo scorso luglio.

Il regista giapponese torna a Kobe (sua città natale) e segue le vicende di Yusaku Fukuhara (Issey Takahashi), mercante locale, e di sua moglie Satoko (Yu Aoi).

Siamo nel 1940, con il paese che sta per entrare in guerra. L’uomo si reca in Manciuria, senza portare con sé la moglie Satoko. Lì è casualmente testimone di un atto di barbarie e, determinato a renderlo pubblico, entra in azione.

Nel frattempo, Satoko viene contattata da Taiji Tsumori, suo amico d’infanzia e membro della polizia militare, il quale le racconta della morte di una donna che suo marito ha riportato in Giappone dalla Manciuria. Satoko è accecata dalla gelosia e se la prende con Yusaku.

Ma quando scopre le vere intenzioni del marito, fa una cosa impensabile per garantire la sua incolumità e la loro felicità.

Spy story venata di suggestioni mélo, il film gioca su più livelli di astrazione, ribaltando spesso e volentieri le carte in tavola, servendosi del cinema stesso per costruire snodi narrativi continui: centrale, da questo punto di vista, il lavoro sui film amatoriali che la coppia gira immaginando la donna nei panni di una spia, oltre al recupero di filmati d’epoca che testimoniano le barbarie perpetrate dall’esercito imperiale giapponese in Manciuria con esperimenti sulla popolazione attraverso armi batteriologiche.

Spy no tsuma
Spy no tsuma
Spy no tsuma
Spy no tsuma

L’urgenza di Kiyoshi Kurosawa, comunque, sembra soprattutto quella di insistere sulla foschia e sulle luci che caratterizzano una storia d’amore, portando all’estremo il discorso sulla fiducia reciproca, sempre in bilico tra colpi di scena e delazioni che in realtà nascondono ogni volta nuove chiavi di lettura.