Portali e multiverso. Per comprendere pienamente la portata del nuovo Spider-Man: No Way Home non si può prescindere da una consapevolezza maturata sul campo, cinematograficamente sdoganata dal magnifico Into the Spider-verse del 2018 (fino a questo momento, forse, il più bel film mai fatto sull'Uomo Ragno) e, più ampiamente, cullata ormai da tempo dal MCU tutto, tra lungometraggi, serie tv, Avengers e quant'altro.

Terzo capitolo della nuova era, ancora una volta diretto da Jon Watts, No Way Home riprende cronologicamente lì dove Far From Home aveva lasciato: l'identità di Peter Parker (Tom Holland) è stata svelata in mondovisione da Mysterio (Jake Gyllenhaal) poco prima di morire e il mondo si divide tra chi continua a sostenere Spider-Man e chi, come il giornalista J. Jonah Jameson (J.K. Simmons), lo etichetta come pericolosa omicida. La situazione è insostenibile per Peter e i suoi affetti più cari, l'amata MJ (Zendaya) e l'amico Ned (Jacob Batalon), oltre ovviamente zia May (Marisa Tomei) e Happy (Jon Favreau).

L'unica possibilità è tentare di affidarsi a Doctor Strange (“chiamami Stephen”) - Benedict Cumberbatch - e far dimenticare a tutto il mondo quello che ha appena scoperto. L'incantesimo, neanche a dirlo, si inceppa e anziché rimediare il risultato è potenzialmente catastrofico: i primi squarci del multiverso catapulteranno vecchi nemici di Spider-Man in “questa” realtà.

“Tu non sei Peter”.

Benedict Cumberbatch stars as Doctor Strange and Tom Holland stars as Spider-Man/Peter Parker in Columbia Pictures' SPIDER-MAN: NO WAY HOME

Otto Gunther Octavius aka Doctor Octopus (Alfred Molina), il professor Norman Osborn aka Goblin (Willem Dafoe), Maxwell Dillon aka Electro (Jamie Foxx), Curtis Connors aka Lizard (Rhys Ifans) e Flint Marko aka Sandman (Thomas Haden Church) si ritrovano al cospetto sì di Spider-Man, ma di uno Spider-Man che non conoscono.

È questo il primo, grande colpo a sorpresa (in realtà abbastanza anticipato dai vari trailer e altre fughe di notizie quali, ad esempio, il breve cammeo di Matthew Michael “Matt” Murdock aka Daredevil) di un film costruito non solo per sorprendere ma, soprattutto, anche per emozionare.

Visivamente sensazionale (aspetto questo ingigantito dalla presenza di Doctor Strange e le varie dimensioni a specchio che ricordano da vicino le magie ottiche di Inception), No Way Home non si accontenta di intrattenere con l’apparato spettacolare ed effettistico ma gioca con straordinaria intelligenza con le infinite possibilità del multiverso, arricchendo addirittura il discorso iniziato con il già citato film d’animazione diretto nel 2018 da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman.

Spider-Man: No Way Home

Le “limitazioni” del live-action vengono aggirate con una nonchalance incredibile, alternando situazioni di dramma puro (un lutto tra i più dolorosi) ad alleggerimenti divertenti e liberatori, ma quello che rende unico questo capitolo (per distacco il più bello dell'ultima trilogia) è la capacità di far dialogare in maniera commovente i tre archi narrativi dell'ultimo ventennio della storia cinematografica del personaggio principale, i suoi tre diversi universi, le sue sfumature caratteriali e fisiche, i suoi ricordi, le sue perdite, i rimpianti e i rimorsi.

Ma anche la sua natura "incredibile, incredibile, incredibile" (amazing...) e la sua caratura morale, etica, proiettandone in questo modo - mai come stavolta - la dimensione epica nell'alveo del Marvel Cinematic Universe.

Bellissimo, strepitoso. Imperdibile. Con un finale di una maturità dolente e per nulla consolatorio.

E due scene bonus a metà e a fine titoli di coda che naturalmente vi consigliamo di non perdere. Venom e il nuovo, prossimo film su Doctor Strange vi impongono di non mancarle.